venerdì 29 maggio 2015

La rete del consulente: creare valore tra i propri clienti sfruttando le sinergie






Si parla sempre più spesso di reti di imprese: verticali, orizzontali, sinergiche con tutto quello che questi aggettivi vogliono dire (per me verticale vuol dire di filiera, orizzontale tra aziende concorrenti per fare più volumi e sinergiche tra aziende che vendono nel medesimo mercato ma che non sono tra loro concorrenti).
Voglio proporre una modalità nuova, e che forse lo è solo per me:
la rete del consulente
No, non è il solito collegamento tra professionisti alla ricerca di clienti congiunti. E' il mio modo di lavorare per dare valore ai miei (potenziali) clienti, ai miei colleghi professionisti, ai miei fornitori e a chi conquista la mia fiducia.
Lavoro infatti con molte aziende e quindi mi sforzo di creare sinergie tra di loro: la stima e la fiducia sono tali che credo di aiutare entrambe le imprese a trarre vantaggio da una collaborazione tra di loro.
Che si tratti di un rapporto fornitore cliente o che si tratti di seguire insieme, in tre magari, un progetto comune, penso che sia un vero valore aggiunto aiutare i miei clienti –e talvolta i miei fornitori- a conoscersi e lavorare insieme.
Bravo, dice il malizioso, lo fai per la provvigione.
Sbagli, rispondo io, perché nel momento in cui chiedo una provvigione mi espongo alla perdita di fiducia, se lo faccio invece –ed è il caso- perché credo in quello che le aziende possono darsi come valore, il mio guadagno è notevole, dato che guadagno in affidabilità, credibilità e –perché no- riconoscenza. E questo per me vale molto. Aumenta il passaparola ad esempio, ma soprattutto il piacere di lavorare.
Non sono un romantico, sia chiaro, ma sono convinto che questo valore aggiunto sia un valore di ritorno: clienti, amici, fornitori soddisfatti parlano bene di me, mi segnalano, rinnovano la fiducia sotto forma di contratto e così via.
Per me il lavoro è questo.




domenica 24 maggio 2015

Vuoi migliorare il tuo ristorante e avere più clienti? Ecco come potresti fare






Sono un cultore di coupon, Groupon, Groupalia et altri, per esplorare i ristoranti. Poiché lavoro nel settore dell’agroalimentare è una doppia ottima occasione per capire il mondo e prendere idee e spunti anche per fare proposte ai ristoratori, e per gustare una cena e scoprire ristoranti nuovi.

Ho visto evolversi il modo con cui i ristoranti usano i coupon: dopo una iniziare confusione –l’avevano preso per un modo spiccio per fare cassa mentre invece era uno strumento di marketing e promozione- veniva utilizzato per far conoscere il locale ai potenziali clienti da fidelizzare con un secondo buono, questa volta interno, che prometteva sempre uno sconto con l’obiettivo di generare una certa abitudine.
Oggi, capito che molti degli utilizzatori sono dediti al turismo gastronomico, sono utenti seriali di coupon per mangiare sempre bene e vario in locali diversi, hanno iniziato ad offrire cene di alto livello a costi non bassi (da 19.9 anche a 59.9 ma con vera qualità) per riempire il locale e coprire i costi fissi come primo obiettivo. Se poi i clienti ritornano, meglio.

Detto questo, frequentando tanti locali, ho capito sempre meglio quali sono i problemi, limiti, errori in termini di organizzazione e comunicazione che affliggono i ristoranti.

Prendi un bel locale in centro a Milano che offre una gustosa cena ad un prezzo non economico. Arriviamo alle 20.30, ci accolgono molto bene, ci offrono un tavolo elegante, prosecco di benvenuto, scelta tra il menu concordato e poi… il vuoto. Oltre un’ora di attesa tra primo e secondo, abbiamo rinunciato al dolce dopo 40 minuti di attesa (per un sorbetto e una cassata). Il personale gentilissimo, ma totalmente inadeguato, si aggirava tra i tavoli chiedendo ai commensali “che cosa vi dobbiamo portare?” “a che punto siete della cena?”, sbagliavano a servire i tavoli.
La cucina sembrava allo sbando: l’ordine di servizio ai tavoli accidentale, non rispettava la regola first in first out. Siamo arrivati al ridicolo quando la coppia accanto a noi –entrambi avevano ordinato la medesima portata- sono stati serviti a distanza di 10 minuti!

Ecco, mi sono chiesto: serve mica un occhio esperto, non di cucina, ma di marketing e organizzazione, che faccia il commensale misterioso per dare consigli su come promuoversi e come servire meglio i clienti?
Se vi interessa… scrivete! Accetto anche cambio merce: una (o più cene) a fronte di una analisi con consigli di intervento.

per contattarvi scrivi a info@adwice.it



venerdì 8 maggio 2015

E' scoppiata la lotta tra CEO e Content marketing?





Mi capita spesso lavorando con PMI italiani di vedere preventivi proposti loro per il rinnovo del sito. Preventivi che includono una elevata quota per attività di indicizzazione e per altri servizi nel mondo SEO.
Vorrei quindi proporre una riflessione su questo argomento.
Non ho nulla  contro SEO si intende né tantomeno contro Google.
Il punto da affrontare seriamente è un altro: mi serve investire in questo campo? O mi conviene di più investire in un blog fatto bene e in attività di content marketing? O in tutte e due?
Già porsi queste domande è decisivo. 
Per darsi delle risposte è bene capire alcuni punti chiave:
  1. SEO vuol dire farsi venire a cercare, stare sulla soglia della propria bottega e aspettare che qualcuno cerchi ciò che offro.
  2. Blog o content marketing vuol dire andare a mettersi in mostra là dove la soluzione è utile e forse non ancora chiara, ma è molto chiaro il problema.
Evidentemente la strada da scegliere dipende da cosa propongo e quale sia la mia strategia.
Faccio un esempio: lavorando con una centro scolastico non statale, che al suo interno propone dal nido fino al liceo, ho suggerito una attività SEO per il nido e la materna -effettivamente si cerca anche su Google questo ordine di scuole- e ho invece suggerito una pubblicità su Facebook e altri social media, basata sul contenuto, per i licei, che a mio parere difficilmente vengono cercati attraverso Google.
La principale domanda da farsi è questa: è ipotizzabile che un cliente cerchi una soluzione che io posso fornire "googolando"? Se la risposta è no, inutile investire in SEO, molto meglio lavorare di content marketing e social media marketing.
Che cosa ne dite?

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