domenica 25 ottobre 2015

La lezione della pasta: Rummo e i social media




La vicenda la conoscete: un famoso pastificio in difficoltà per l'alluvione trova un aiuto nei social media. C'è chi dice che la campagna sia nata spontanea, chi invece che sia stata pensata dall'azienda. 
Quello che conta è capire la lezione e applicarla in altri casi, non necessariamente così tragici.
Ecco nel video cosa suggerisco.







sabato 24 ottobre 2015

Il caso Starbucks: cosa impariamo?



Starbucks sbarca in Italia. Oppure no? 
E come potrà battere il caffé Italiano? 
La notizia che il colosso di Seattle è finalmente pronto per arrivare nel BelPaese ha scatenato gli animi in rete. Sui social media come nei bar è in corso una battaglia aspra tra detrattori e sostenitori.

A noi interessa capire che cosa possiamo imparare per migliorare le nostre strategie di marketing.
Li avete 2 minuti da investire per imparare qualche cosa di nuovo? 

Ecco un breve video in cui spiego cosa questa vicenda mi ha insegnato.





E se il primo video vi è piaciuto e vi è sembrato utile, in questo secondo approfondisco il tema.







Voi, che cosa ne pensate? Cosa avete imparato?


NOTA: se i due video vi sono sembrato intriganti, forse vi interessa tutta la serie di provocazioni di marketing: la trovate qui 



p.s. 
frugando in rete capita sempre di trovare notizie intriganti, come questo lungo video del 2012 che spiega il marketing di Starbucks a modo suo.



lunedì 19 ottobre 2015

La lezione del rugby: i simboli






Le società di rugby, oltre che per i colori sociali, si distinguono per il simbolo scelto.
Su questo argomento non si conoscono statistiche ufficiali ma sembrano prevalere i simboli zoologici. Ogni genere di animale campeggia sulle maglie e sui logo delle più diverse società sportive. Fra la nobiltà del rugby mondiale oltre agli animali ci sono altri simboli che identificano la nazionale di appartenenza ancor più della bandiera.
Tra i simboli dedicati ad animali troviamo:
§  La Francia con “il gallo”: i latini identificavano con la parola "Gallus" sia l'animale sia l'abitante della Gallia, regione corrispondente all'attuale Francia che venne conquistata da Giulio Cesare alla metà del I secolo a.C. Nel XVII secolo Colbert sceglie il gallo ("le coq") come contraltare all'aquila austriaca, ma il simbolo si afferma solo durante la Rivoluzione Francese, quando si sostituisce alle insegne dei Borboni.
§  L’Australia con “gli wallabies”: nella terra dei canguri, come soprannome di una delle potenze rugbistiche mondiali è stato scelto questo piccolo e veloce marsupiale.
  • Il Sudafrica con “lo springbock”: piccola varietà di antilope che salta nelle radure del paese. Inizialmente sport elitario per soli bianchi, con la fine della politica razziale terminò anche l’isolamento della nazionale ed inizio un cambiamento tutt’ora in atto che vide l’ingresso di giocatori di colore sempre più numerosi, tanto che oggi al simbolo dello springbock si affianca la protea a rappresentare le altre etnie.
  • L’Argentina con il “puma”: Il mito dei Pumas nasce con gli emigranti britannici impegnati nelle compagnie ferroviarie, verso la metà dell'Ottocento. In realtà il simbolo rappresenta il giaguaro delle Ande. La consacrazione a livello internazionale avvenne però a partire dal secondo dopoguerra, con le tournée sudamericane delle maggiori nazionali del pianeta, tutte sconfitte tra gli anni '60 e '70.
Altri tipi di simboli appartengono a:
§  L’Inghilterra con “la rosa”: la rosa viene importata in Inghilterra da Eleonora di Provenza, che va in sposa al re Enrico III. Due secoli dopo scoppia la guerra delle due rose: i Lancaster (rosa rossa) e gli York (rosa bianca). La rosa dei Lancaster rimane come simbolo dell’Inghilterra anche se alla guerra fa seguito l’avvento della dinastia dei Tudor.
§  L’Irlanda con “il trifoglio”: nel rugby Eire ed Irlanda del Nord scendono in campo schierando una squadra unificata con elementi di entrambe le realtà. Quindi si utilizza una bandiera particolare con lo stemma verde della Irish Rugby Football Union cioè il trifoglio con palla da rugby su campo bianco.
§  La Scozia con “il cardo selvatico”: intorno all’anno 1000 i danesi invasero la Scozia. Nel tentativo di conquistare il castello di Staine senza colpo ferire si tolsero le scarpe prima di avanzare. Ma non fecero i conti con le distese di cardi e camminandoci sopra vennero punti. Ciò li urlare dal dolore, svegliando così gli scozzesi che poterono respingere l’assalto. Ecco perché il cardo selvatico divenne il simbolo della nazionale di rugby.
§  Il Galles con “le tre piume di struzzo”: due teorie accompagnano questa scelta. La prima riguarda la vittoria sui francesi nel 1346 che permise al principe Edoardo di impadronirsi dell’armatura e dell’elmo del re di Boemia, alleato degli sconfitti. L’elmo è ornato dalle piume di struzzo. La seconda ricorda che le piume appartenevano alla madre di Edoardo.
§  L’Italia con “lo scudetto tricolore”: la rappresentativa nazionale porta sul petto lo scudetto tricolore verde, bianco, rosso modellato sulla foglia sannitica antica, inventato da Gabriele D’Annunzio durante le sue avventure militari prima su Vienna e poi su Fiume tra il 1918 e il 1920.
§  La Nuova Zelanda con “la felce argentata”: è usata come bandiera non ufficiale in Nuova Zelanda, ed è spesso affiancata alla bandiera ufficiale. La felce rappresenta simbolicamente il cambiamento e la rinascita del popolo neozelandese. Fu usata per la prima volta sulle insegne militari neozelandesi durante la seconda Guerra Anglo-Boera (1899-1902).
Alcuni di questi simboli sono diventati ancor più identificativi della nazione stessa. A parte la Nuova Zelanda che ha costruito intorno al marchio All Blacks un brand di un valore elevatissimo, ma questa è un’altra storia, nessuno nel mondo ovale, ad esempio, dice Argentina o Australia o Sudafrica, ma le rispettivi nazionali si chiamano Pumas, Wallabies, Springbosks.

Il Rugby e la formazione manageriale

Il marchio, il brand di un'azienda ha un valore per il mercato.
Nel senso che il marchio comunica tutto dell'azienda o del prodotto.
Spesso si è portati a trascurare l'importanza di questa combinazione che costituisce il marchio: nome, logo e playoff. Ma è un errore che rischia di costare caro.
Basterebbe ricordare che il marchio ha un significato per i clienti, ma anche per fornitori, banche, investitori, dipendenti, etc. Una corretta politica di marketing strategico impone di pensare al brand come un elemento chiave per trasmettere un concetto, un significato, un'idea al mercato.
Più in generale il marchio deve essere pensato per racchiudere in sé un'idea di valore, da far percepire.



THIS IS RUGBY





Roberto Rade
Esperto consulente formatore nel campo della vendita, si pone come partner dei clienti per aiutare la forza vendita a sviluppare competenze sempre più capaci di fare la differenza La metodologia con la quale si sviluppa ogni attività d’aula segue i più moderni schemi di apprendimento del Behaviour Modelling. Le tematiche oggetto di interventi consulenziali e formativi, che per la maggior  parte dei casi sono costruite ad hoc seguendo le specificità del settore di appartenenza, comprendono:

•     Marketing
•     Tecniche di vendita base
•     Vendita complessa e BtoB
•     Tecniche di negoziazione
•     Customer service
•     Comunicazione e relazione
•     Public speaking
•     Time management
•     Leadership
•     Motivazione 
•     Problem solving e creatività
•     Team building e Teamwork


•     Coaching

venerdì 2 ottobre 2015

La lezione del rugby: i valori





“Un pallone rotondo, te lo restituisce anche un muro….
Un pallone ovale, te lo può passare solo un amico”

Il rugby è il dominio della persona sulle cose che vanno male. Riuscire a controllare una palla ovale non è facile, come non è facile superare le difficoltà che si incontrano nella vita di tutti i giorni. Questo sport insegna, tramite i suoi valori, ad afferrare la palla rimanendo sempre calmi, lucidi, riuscendo con tenacia, dedizione e umiltà a portarla oltre quella linea di meta tanto desiderata. Una squadra, e ancora di più, una società di rugby ha come primo obiettivo quello di crescere grandi uomini e non grandi campioni, e questa crescita non si sviluppa solo nel campo da gioco ma anche fuori, perché una volta che si è rugbisti lo si resterà per sempre, sia dentro che fuori dal campo. Nobiltà, rispetto dell’avversario, spirito di sacrificio, lealtà, senso di responsabilità, altruismo, impegno, amicizia, gioco di squadra, coraggio, solidarietà: questi valori sono il DNA del rugby e del rugbista ma coinvolgono allo stesso modo anche tecnici, dirigenti e tifosi. Questo sport risponde alla crisi di valori che c’è nella nostra società. Un esempio chiaro è la partita che, come una battaglia è fatta di colpi duri e decisi, c’è un vinto e un vincitore, ma ogni giocatore non uscirebbe mai dal campo senza aver dato il meglio di sé in ogni momento, e alla fine della partita c’è un’occasione che nessun altro sport riesce a far vivere, il famoso terzo tempo. È un momento unico di integrazione e piacere.
Oltre a ciò è importante ricordare “una palla ovale e un gran bel paio di baffi”. Questo è Movember, l’iniziativa mondiale per ricordare l’importanza della conoscenza e prevenzione delle patologie maschili. I giocatori di rugby di tutto il mondo sono stati i primi a sostenere questa iniziativa. Facile riconoscere i partecipanti: tutti muniti di moustache, il segno distintivo scelto nel 1999 dagli ideatori australiani. Lo stesso che unito al nome del mese prescelto (novembre) ha battezzato un evento capace di esaltare i valori di lealtà, solidarietà e spirito di squadra che caratterizzano il rugby.




Il Rugby e la formazione manageriale

I valori sono fondamentali per le nostre azioni quotidiane. Sono i valori che ci fanno capire cosa è giusto fare quando dobbiamo prendere una decisione.
Definiscono le priorità, in modo che qualsiasi cosa venga fatta nell’organizzazione non sia contraria ai valori dell’azienda.
Sono le manifestazioni visibili della cultura che guidano i comportamenti degli individui nell’organizzazione.



THIS IS RUGBY





Roberto Rade
Esperto consulente formatore nel campo della vendita, si pone come partner dei clienti per aiutare la forza vendita a sviluppare competenze sempre più capaci di fare la differenza La metodologia con la quale si sviluppa ogni attività d’aula segue i più moderni schemi di apprendimento del Behaviour Modelling. Le tematiche oggetto di interventi consulenziali e formativi, che per la maggior  parte dei casi sono costruite ad hoc seguendo le specificità del settore di appartenenza, comprendono:

•     Marketing
•     Tecniche di vendita base
•     Vendita complessa e BtoB
•     Tecniche di negoziazione
•     Customer service
•     Comunicazione e relazione
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