Le società di rugby, oltre
che per i colori sociali, si distinguono per il simbolo scelto.
Su questo argomento non si conoscono statistiche ufficiali ma sembrano prevalere i simboli zoologici. Ogni genere di animale campeggia sulle maglie e sui logo delle più diverse società sportive. Fra la nobiltà del rugby mondiale oltre agli animali ci sono altri simboli che identificano la nazionale di appartenenza ancor più della bandiera.
Su questo argomento non si conoscono statistiche ufficiali ma sembrano prevalere i simboli zoologici. Ogni genere di animale campeggia sulle maglie e sui logo delle più diverse società sportive. Fra la nobiltà del rugby mondiale oltre agli animali ci sono altri simboli che identificano la nazionale di appartenenza ancor più della bandiera.
Tra i simboli dedicati ad
animali troviamo:
§ La Francia con “il
gallo”: i latini identificavano con la parola
"Gallus" sia l'animale sia l'abitante della Gallia, regione
corrispondente all'attuale Francia che venne conquistata da Giulio Cesare alla
metà del I secolo a.C. Nel XVII secolo Colbert sceglie il gallo ("le
coq") come contraltare all'aquila austriaca, ma il simbolo si afferma solo
durante la Rivoluzione Francese, quando si sostituisce alle insegne dei
Borboni.
§ L’Australia con “gli
wallabies”: nella terra dei canguri, come soprannome di una delle potenze rugbistiche
mondiali è stato scelto questo piccolo e veloce marsupiale.
- Il Sudafrica con “lo springbock”: piccola
varietà di antilope che salta nelle radure del paese. Inizialmente sport
elitario per soli bianchi, con la fine della politica razziale terminò
anche l’isolamento della nazionale ed inizio un cambiamento tutt’ora in
atto che vide l’ingresso di giocatori di colore sempre più numerosi, tanto
che oggi al simbolo dello springbock si affianca la protea a rappresentare
le altre etnie.
- L’Argentina
con il “puma”: Il mito dei Pumas
nasce con gli emigranti britannici impegnati nelle compagnie ferroviarie,
verso la metà dell'Ottocento. In realtà il simbolo rappresenta il giaguaro
delle Ande. La consacrazione a livello internazionale avvenne però a
partire dal secondo dopoguerra, con le tournée sudamericane delle maggiori
nazionali del pianeta, tutte sconfitte tra gli anni '60 e '70.
Altri tipi di simboli appartengono a:
§ L’Inghilterra con “la rosa”: la rosa viene importata
in Inghilterra da Eleonora di Provenza, che va in sposa al re Enrico III. Due
secoli dopo scoppia la guerra delle due rose: i Lancaster (rosa rossa) e gli
York (rosa bianca). La rosa dei Lancaster rimane come simbolo dell’Inghilterra
anche se alla guerra fa seguito l’avvento della dinastia dei Tudor.
§ L’Irlanda
con “il trifoglio”: nel rugby Eire
ed Irlanda del Nord scendono in campo schierando una squadra unificata con
elementi di entrambe le realtà. Quindi si utilizza una bandiera particolare con
lo stemma verde della Irish Rugby Football Union cioè il trifoglio con palla da
rugby su campo bianco.
§ La Scozia
con “il cardo selvatico”: intorno all’anno 1000 i danesi invasero la Scozia.
Nel tentativo di conquistare il castello di Staine senza colpo ferire si
tolsero le scarpe prima di avanzare. Ma non fecero i conti con le distese di
cardi e camminandoci sopra vennero punti. Ciò li urlare dal dolore, svegliando
così gli scozzesi che poterono respingere l’assalto. Ecco perché il cardo
selvatico divenne il simbolo della nazionale di rugby.
§ Il Galles con “le tre piume di struzzo”: due teorie accompagnano
questa scelta. La prima riguarda la vittoria sui francesi nel 1346 che permise
al principe Edoardo di impadronirsi dell’armatura e dell’elmo del re di Boemia,
alleato degli sconfitti. L’elmo è ornato dalle piume di struzzo. La seconda
ricorda che le piume appartenevano alla madre di Edoardo.
§ L’Italia con “lo scudetto tricolore”: la rappresentativa
nazionale porta sul petto lo scudetto tricolore verde, bianco, rosso modellato
sulla foglia sannitica antica, inventato da Gabriele D’Annunzio durante le sue
avventure militari prima su Vienna e poi su Fiume tra il 1918 e il 1920.
§ La Nuova Zelanda con “la felce argentata”: è usata come bandiera
non ufficiale in Nuova Zelanda, ed è spesso affiancata
alla bandiera ufficiale. La felce rappresenta
simbolicamente il cambiamento e la rinascita del popolo neozelandese. Fu usata
per la prima volta sulle insegne militari neozelandesi durante la seconda Guerra Anglo-Boera (1899-1902).
Alcuni di questi simboli
sono diventati ancor più identificativi della nazione stessa. A parte la Nuova
Zelanda che ha costruito intorno al marchio All Blacks un brand di un valore
elevatissimo, ma questa è un’altra storia, nessuno nel mondo ovale, ad esempio,
dice Argentina o Australia o Sudafrica, ma le rispettivi nazionali si chiamano
Pumas, Wallabies, Springbosks.
Il Rugby e la
formazione manageriale
Il marchio, il
brand di un'azienda ha un valore per il mercato.
Nel senso che il marchio comunica tutto dell'azienda o del prodotto.
Spesso si è portati a trascurare l'importanza di questa combinazione che costituisce il marchio: nome, logo e playoff. Ma è un errore che rischia di costare caro.
Basterebbe ricordare che il marchio ha un significato per i clienti, ma anche per fornitori, banche, investitori, dipendenti, etc. Una corretta politica di marketing strategico impone di pensare al brand come un elemento chiave per trasmettere un concetto, un significato, un'idea al mercato.
Più in generale il marchio deve essere pensato per racchiudere in sé un'idea di valore, da far percepire.
Nel senso che il marchio comunica tutto dell'azienda o del prodotto.
Spesso si è portati a trascurare l'importanza di questa combinazione che costituisce il marchio: nome, logo e playoff. Ma è un errore che rischia di costare caro.
Basterebbe ricordare che il marchio ha un significato per i clienti, ma anche per fornitori, banche, investitori, dipendenti, etc. Una corretta politica di marketing strategico impone di pensare al brand come un elemento chiave per trasmettere un concetto, un significato, un'idea al mercato.
Più in generale il marchio deve essere pensato per racchiudere in sé un'idea di valore, da far percepire.
THIS IS RUGBY
Roberto Rade
Esperto consulente formatore nel campo della vendita, si pone come partner dei clienti per aiutare la forza vendita a sviluppare competenze sempre più capaci di fare la differenza La metodologia con la quale si sviluppa ogni attività d’aula segue i più moderni schemi di apprendimento del Behaviour Modelling. Le tematiche oggetto di interventi consulenziali e formativi, che per la maggior parte dei casi sono costruite ad hoc seguendo le specificità del settore di appartenenza, comprendono:
• Marketing
• Tecniche di vendita base
• Vendita complessa e BtoB
• Tecniche di negoziazione
• Customer service
• Comunicazione e relazione
• Public speaking
• Time management
• Leadership
• Motivazione
• Problem solving e creatività
• Team building e Teamwork
• Coaching
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