C’è sempre da imparare. Ovunque tu vada. Devi solo stare con
gli occhi aperti.
Vai sul Cammino di Santiago e torni a casa con una bella
lezione di marketing.
Una manciata tra ristoranti ed hotel da segnalare, ma
soprattutto quello che da loro ho appreso.
Posti da strada: messi nel mezzo del Camino, in località
dove non ci passi per nessuna altra ragione, e dove non ci torni tutte le
settimane.
Che potresti pensare: ho solo clienti da una volta, di
passaggio, si fermano per caso. Poi ripartono. E agire di conseguenza: poca
qualità, poco servizio.
Invece.
Ciò che mi ha colpito di questi posti è stata la loro
attenzione, la cura nel darti tutto quello che desideravi, tu pellegrino sporco
di fango e di pioggia, con pochi soldi da spendere, eri per loro come un re da
accudire. Da coccolare. Che importa se la cerata fradicia e gli scarponi
stonavano con i marmi e i parquet? La dolcezza era massima.
E che cosa ci guadagnano?
Solo il passaparola. Solo una segnalazione. Solo questa
citazione.
E ti sembra poco?
E noi curiamo con questa attenzione i nostri clienti, anche
quelli entrati solo per mettere un timbro sulle credenziali? E che poi magari
si fermano perché affascinati da ciò che hanno trovato? Calore per le membra intirizzite e
calore per il cuore.
Ecco qua i campioni che voglio portare alla vostra
attenzione come esempi, come benchmark perché da ognuno di loro si possa
estrarre uno spunto utile per i nostri business.
Ecco 7 spunti che possiamo cogliere.
Nell’ordine come li ho incontrati sul cammino
Scoperto perché si pubblicizza lungo il percorso e in modo
semplice: ti dice, prima della salita al Cebreiro, vetta che divide la Castiglia
dalla Galizia, fermati qui per la notte e per rifocillarti. E così scopri un
albergo che altrove definirebbero boutique, e due ragazzi che si fanno in
quattro per aiutarti, per darti indicazioni, cure, suggerimenti, soddisfare
quello che desideri dopo una giornata di cammino nella pioggia.
Noi siamo dove possiamo avere più impatto? Ci facciamo
trovare? Ci facciamo ricordare?
Scendi giù dal colle dell’Alto do Poio dopo una notte
trascorsa nella locanda terribile di santa Teresa che piove ancora e tira vento
e scopri che a soli tre chilometri, che camminando fa quasi un’ora, c’è questo
piccolo tesoro: caldo, ottimo formaggio, una signora delicata. Peccato non averlo saputo prima. La
ricordiamo, ma che cosa possiamo imparare? Come farci trovare prima? Come non
nascondere la nostra perla?
Ancora un cinque chilometri più in basso scopri un piccolo
paradiso: Rosa lo gestisce sembra quasi da sola. Il locale è bello e luminoso,
caldo. La differenza la fa lei, Rosa. Che accoglie tutti con un sorriso,
chiede, ti aiuta a metterti comodo, al caldo, mette le tue cose sul camino ad
asciugare, sposta quelle già asciutte, ti fa conoscere le altre persone, corre
incontro agli anziani. Risponde volentieri a tutte le tue richieste, senza mai
smettere di sorridere.
Incoraggia le persone a scambiarsi esperienze. E sul
monitor del suo pc, proprio dietro al bancone, scorrono le immagini del suo
cammino, fatto d’inverno, quando il locale è chiuso, con la neve. È forse
corporate syorytelling? Un modo per farti sentire tutt’uno con lei? E noi come
possiamo renderlo?
Ad Arzua incontri il PazoSantaMaria. Un micro villaggio
ricavato da una vecchia fattoria. Uno splendore. La prima cosa che ti viene in
mente: ho sbagliato destinazione. Ci sono salottini, camini, poltrone da
countryhouse britanniche, stanze ampie con parquet, un bagno che sognavi da
quando sei partito. Non è un posto da pellegrini.
Poi a cena, squisita, scopri che tutti gli ospiti sono come
te, clienti da una notte sul cammino.
E la squisita accoglienza, con un maggiordomo –lo definirei
così, e uno solo alla sera e uno al mattino- che sembra comparire non appena
nella tua testa si formula un desiderio.
Come sappiamo stupire i nostri clienti? Superare le loro
aspettative? Abbiamo la pazienza e
l’attenzione per rispondere alle loro domande anche quando per fornire
soluzione dobbiamo impegnarci?
La proprietaria ci vede arrivare e ci viene incontro. Ci
aiuta con gli zaini. Ci porta nella stanza. È orgogliosa della sua pensioncina.
Ci porta a vedere le altre stanze libere. Ci suggerisce dove cenare. Ci spiega
per la colazione. Sorride sempre.
Come possiamo andare incontro ai nostri clienti? Prevenirli?
E per finire due ristoranti.
Uno a Santiago: il Café restaurante Raxoi a
sinistra giù dalla scalinata se dai le spalle alla facciata della cattedrale.
Ottimo wifi (oltre che a un ottima cena) e un bellissimo film che mostra tutti
i posti più belli del Camino. Il ragazzo che ci serve –siamo soli- è sempre
sorridente, sempre pronto alla battuta, alla spiegazione. Viene più volte a
sincerarsi che non desideriamo altro o abbiamo problemi. Che contrasto con un
altro locale, anche quello semivuoto, dove cameriere e cuoco sembrano oppressi
dalla delusione! Sappiamo dare il meglio ai nostri clienti anche nei momenti di
difficoltà? Anche quando sono pochi? O ci lasciamo prendere dallo sconforto che
li penalizza?
Ultimo un locale strepitoso a Muxia, proprio alla fine del
cammino. Restaurante A de Lolo:
anche qui pubblicizzato nel parcheggio dell’ultima tappa: la chiesa sugli
scogli.
Parlano italiano, ti assistono nella scelta, il cibo è
superlativo, c’è il wifi, ti servono con calma e cura, scherzano e raccontano,
ma con discrezione senza essere invadenti.
Sappiamo parlare la lingua dei nostri clienti e rispettare i
loro tempi?
E voi che lezioni avete appreso dai vostri viaggi?
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