domenica 28 settembre 2014

Parlare la lingua del mercato: oltre il prodotto che cosa c'è?




Incontro insieme al mio cliente principale un loro rivenditore olandese. Una grande impresa retail, un cash and carry di lusso: pensate a quello che è Metro per l’Italia. Solo che invece di vendere ai bar e alle piccole imprese, Hanos vende ai ristoranti stellati e compagnia bella.
Prendi il carrelone da grandi spere e lo riempi con la carne di Kobe, il caviale più pregiato, la Brià di Gran Brianza.
Discutiamo su come sia possibile rafforzare ancora la collaborazione, già molto consolidata.
E scopri che ciò che più gli interessa non è tirare fuori dal cappello nuovi prodotti, sì anche, certamente un negozio che può vantare una fama tale per cui in Olanda si dice “se non ce l’ha Hanos non esiste” è sempre alla ricerca di novità.
Ma quello che ti chiede è… storytellng.
Spiega che nonostante abbiamo 14 punti vendita nel Benelux (parola magica che mi ricorda la mia infanzia e le prime lezioni di geografia) la maggior parte dei clienti compera on-line e bisogna dare loro ottimi motivi per farlo.
Non solo, bisogna anche che abbiano materiale per poter creare piatti che soprendono e che permettono una narrazione.
L’essere prodotto eccellente, come sono quelli che Gran Brianza offre loro, è condizione necessaria non sufficiente.
Alla fine ti accorgi sempre che il prodotto oggi non basta più.
Se non parli la lingua del mercato non riesci a farti sentire.

E questa lingua si chiama più che mai marketing.



p.s. nella foto il punto vendita di Alessandra Politi  a Morbegno, in via Mazzini, un dettagliante che ha capito il potere del marketing. Complimenti!  

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