venerdì 27 febbraio 2015

La lezione del rugby: la gestione dello stress





Articolo di Roberto Rade

Abbiamo parlato di motivazione. Ma cosa succede quando la motivazione viene meno? Ecco che in automatico si fa strada un pericoloso avversario: lo stress.
Il rugby è uno sport di squadra portato agli estremi, tuttavia la performance non ottimale di un singolo giocatore può determinare il non raggiungimento del risultato atteso. In ogni azione occorre il giusto equilibrio tra potenza fisica e lucidità mentale. Il gioco prevede momenti di grande intensità con impegno fisico elevato, dove muscoli e cervello agiscono per la maggior parte in condizioni di riduzione di ossigeno. Non bisogna pertanto dimenticare come la ridotta presenza di ossigeno possa impattare negativamente sulle funzioni cognitive e sulla lucidità: questa condizione potrebbe creare situazioni dove può venir meno la capacità di ragionare velocemente e scegliere la soluzione migliore per la buona riuscita dell'azione.
Come ottimizzare quindi le proprie potenzialità fisiche e cognitive ?
L'allenamento è certamente l'elemento fondamentale per poter gestire al meglio lo stress psico fisico che si vive durante la partita, che in qualche modo permette di differenziare lo stress positivo da quello negativo (ansia).
L’ansia  è un fenomeno naturale che si prova quando alcuni valori sono minacciati.
E’ lo stato di allarme, di attenzione, di vigilanza, che segue all’immediata percezione del pericolo e di fatto precede il manifestarsi del pericolo stesso.
Lo stress è la reazione dell’individuo quando deve affrontare una esigenza o adattarsi ad una novità. Ansia e stress ricorrono spesso nel linguaggio del rugby, in quanto i ritmi a cui sono sottoposti i giocatori e le tensioni continue portano a dover tenere sotto controllo:

  • l’importanza attribuita alla gara
  • l’incertezza del risultato della gara.
Un grande ruolo nella gestione dello stress ce l’ha il coach. La sicurezza nei propri mezzi è quella virtù che permette l’elasticità mentale, che è da ritenersi un attributo fondamentale per la personalità dell’allenatore. Troppo spesso molti allenatori, guidando una squadra, tendono a porsi nei confronti degli atleti con un atteggiamento autoritario, invece sarebbe molto meglio adottare lo stile della “leaderschip”. Questa qualità può essere accostata alla sensibilità, cioè alla capacità di percepire cosa una persona prova e come si sente di fronte ad una situazione.

Il Rugby e la formazione manageriale
  • Leggere il comportamento: segnali positivi e negativi
  • Risorse personali per gestire lo stress
  • I possibili effetti dello stress
  • Le reazioni più comuni allo stress
  • Come difendersi da ansia e stress
Gli allenatori e i manager dotati di capacità e di sensibilità nel capire gli stati d’animo dei loro giocatori/collaboratori, conoscono i fattori che incrementano e che diminuiscono l’insicurezza e l’importanza del risultato e cercano il modo migliore per cercare di diminuire queste cause d’ansia, quando i giocatori/collaboratori sono eccessivamente stressati. Potreste scoprire tutto questo, mettendovi al posto dei giocatori/collaboratori stessi e ciò servirà per ritrovare lo stato emotivo ottimale

che permetterà loro una partecipazione serena e piacevole alla gara/lavoro.



THIS IS RUGBY





Roberto Rade
Esperto consulente formatore nel campo della vendita, si pone come partner dei clienti per aiutare la forza vendita a sviluppare competenze sempre più capaci di fare la differenza La metodologia con la quale si sviluppa ogni attività d’aula segue i più moderni schemi di apprendimento del Behaviour Modelling. Le tematiche oggetto di interventi consulenziali e formativi, che per la maggior  parte dei casi sono costruite ad hoc seguendo le specificità del settore di appartenenza, comprendono:

•     Marketing
•     Tecniche di vendita base
•     Vendita complessa e BtoB
•     Tecniche di negoziazione
•     Customer service
•     Comunicazione e relazione
•     Public speaking
•     Time management
•     Leadership
•     Motivazione 
•     Problem solving e creatività
•     Team building e Teamwork



•     Coaching

giovedì 26 febbraio 2015

Portare clienti in negozio: ecco i due punti essenziali




Sta girando sui giornali una pubblicità che invita ad investire in una attività commerciale: una gelateria. Il franchising viene proposto con un investimento iniziale minimo anche scontato per i giovani.
Interessante.
Abbiamo capito che la nostra strada deve essere nostra, non c’è più spazio per assunzioni, meglio provarci da soli.
Il punto è: e poi che faccio? Spero nessuno abbia l’illusione che aprendo un negozio il mercato arrivi da solo. Come faccio ad attirare clienti nel mio negozio?
Non certo con la pubblicità sui giornali, con il volantinaggio o con la cartellonistica stradale.
Non da sole per lo meno.
In questo utile articolo Alessandro Ferrari suggerisce alcuni elementi chiave. Tra questi mi sembrano più pregnanti:

1)   cerca una specializzazione: il generalismo non va più di moda. Cerca di trovarti la nicchia che più si adatta al tuo mondo e specializzati. Per farlo ovviamente devi:
2)   studiare il tuo target, studiare il tuo mercato, capire il territorio, capire la società che ti sta intorno e poi devi
3)   creare valore: capire come ti distingui e come fai ad attirare clienti, non con i prodotti ma con i contenuti che tu sai proporre.


Contenuti e valore: questi sono i due aspetti che fanno la differenza: e per il tuo settore quali sono?

sabato 7 febbraio 2015

La GDO diventa salotto.




Guest post di Lorenzo Buzzetti


Un esperienza interessante mi è capitata scoprendo un negozio che vorrei descrivere prima di svelare il settore cui appartiene. Le luci delle vetrine sono soffuse, niente di scintillante. Tutto il personale ha una sola divisa, nera con alcuni particolari dorati (il marchio, alcuni profili). Il tono neutro del colore nero è uno dei soli tre colori distinguibili in tutto l'arredamento, insieme con beige e marrone. Anche il pavimento si distingue: morbido, in quel materiale che si trova in alcune palestre oppure negli spazi gioco per bambini. Si potrebbe pensare ad un negozio di arredamento di alta gamma; in realtà siamo nella gdo, nella catena con marchio Market di Carrefour. La mia percezione, credo anche di condividerla con molti, è di essere a casa, in un ambiente caldo (sia dal punto di vista termico, sia dal punto di vista dell'accoglienza) e tranquillo (il livello sonoro percepito è distintamente inferiore alla media dei supermercati); come essere nel salotto di casa.
Intorno sono disponibili proprio quei servizi che sono fisicamente più o meno intorno il salotto di casa: wi-fi, possibilità di ordinare un prodotto e di ritirarlo in negozio, lavanderia. Il negozio si presenta all'ingresso anche con una cartina gratuita che indica i reparti a colpo d'occhio. A tutto ciò si aggiunge la gentilezza del personale: proverbiale, la persona del banco informazioni all'ingresso, saluta tutte le persone che entrano e che escono.

Mi sento di dare una interpretazione a questa strategia di mktg: invito il cliente a fare la spesa a casa propria, come se stesse cercando cose nel proprio ambiente e scegliesse alimenti dal proprio frigorifero. Direi che chiavi di lettura posso essere sobrietà e prossimità; invece di stancare il cliente con effetti speciali che raccontano la tiritera "Sono bravo, bello e buono, e avanzato tecnologicamente, comprate da me!" il messaggio è appunto soffuso: "Venite a fare la spesa a casa Vostra".

Un successo che può essere costruito con ingredienti tanto semplici quanto necessari:
- l'attenzione, amplificata, per i clienti (ascolto e analisi dei loro gusti che cambiano non si riducono a ricerche di mercato, benché complesse; è necessario usare strumenti (anche tanto intuito) per scovare quell'esigenza inespressa, che rimane nascosta, che viene manifestata solo appena qualcuno pensa di scommetterci sopra (e ne viene premiato);

- l'umiltà di pensare che per realizzare grandi cambiamenti non è necessario imbarcarsi in rivoluzioni copernicane o affrontare investimenti colossali; tutto parte dalla valorizzazione delle risorse umane, dal loro coinvolgimento.


giovedì 5 febbraio 2015

Tre sindromi che allontanano dal successo



Dobbiamo evitare tre sindromi, mi dice un amico imprenditore. Concordo: le ritrovo spesso, magari non tutte e tre insieme, e ne vedo gli effetti devastanti.

Sindrome di Aladino: basta esprimere un desiderio perché sia compiuto. Invece no, bisogna darsi da fare per tradurre in azioni le idee. Pensare strategie è fondamentale, ma poi devono essere tradotte in risultati. Un amico parlava di management by results invece che di management by objectives in modo provocatorio. Va bene gli obiettivi, ma... i risultati?

Sindrome di Cristoforo Colombo: chissà quanti all'epoca di Colombo stavano pensando al medesimo viaggio e sono stati battuti perché stavano programmando tutto e preparando tutto accuratamente con mosse e contromosse. L'analisi va bene, è necessaria, la programmazione anche, ma ci vuole pure una certa dose di coraggio e temerarietà per battere gli altri. Provare e poi correggere è meglio che non partire mai.

Sindrome della divisa: metti una divisa ad una persona e si sentirà addosso non una grande responsabilità, ma un grande potere. E inizierà a dare ordini. Smettiamola, dice l'amico, di giocare a fare l'imprenditore che sa tutto di tutto. Fidiamoci degli esperti dei vari settori ai quali ci affidiamo. E riscopriamo l'umiltà.

E come non dargli ragione?

mercoledì 4 febbraio 2015

Pensa, progetta, ama: anche per la vendita




Guarda lontano. Non pensare ristretto. Non chiuderti sui tuoi prodotti. Pensa a come stravolgere la tua proposta per attirare più persone.
E fidati di chi ha professionalità complementari alle tue e può darti una visione differente.
Di questo c'è bisogno oggi: di guardare il mondo con occhi diversi. E' solo che spariglia che riesce ad avere successo, se ti limiti a copiare ciò che hanno fatto gli altri, che vantaggio ne hai?
Copiare migliorando, o meglio: imparare dai loro successi per trarne fuori di nuovi. Questo sì.
E impara a fidarti di chi ti sei messo a fianco: cavillare sulla scelta delle fotografie per una pagina web o delle immagini in un video o dei testi in una brochure quanto al tempo stesso non accetti spunti per come fare il tuo prodotto è solo segno di arroganza, non di maturità.
Fatti spiegare e poi fidati.
Ama.
Così si va lontano.


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