mercoledì 3 febbraio 2016

Mirko Saini e la scoperta di LinkedIn



Se dici LinkedIn in Italia dici Mirko Saini. Nel suo blog LinkedInCaffé e nella sua pagina ufficiale Webcentrica così come sulla piattaforma Pulse del social media professionale, spiega come essere presenti in modo efficace e fare affari sfruttando la rete. Ecco la sua ultima fatica che spiega come vendere attraverso LinkedIn  un articolo ancora... "caldo" appena uscito ed ecco come ha risposto alle mie domande


Sei l’esperto numero uno di LinkedIn in Italia. Molte imprese non hanno ancora capito che cosa sia, come racconteresti il mondo di LinkedIn in poche battute a coloro che non hanno mai affrontato? 
Innanzi tutto grazie Paolo per avermi ospitato sul tuo blog. Bè, non mi sento di certo il numero uno. Diciamo che me la cavicchio con LinkedIn così tanto da averne fatto una professione. Se come chiedi tu dovessi in poche battute o nello spazio di un tweet raccontare che cosa è Linkedin direi senz'altro che è un ambiente digitale, social, frequentato da 8 milioni di professionisti italiani che lo utilizzano per fare business. Non è certo un raccoglitore di Curriculum vitae di persone che cercano lavoro. Questo è bene sottolinearlo.

Perché aprire una pagina aziendale su LinkedIn? 
Considera Paolo che oltre il 60 percento delle scelte sui fornitori avviene ancor prima che vi sia un qualsiasi contatto tra le parti. Oggi le informazioni vengono raccolte prima e quindi è fondamentale per un'azienda presiedere i luoghi digitali dove queste vengono cercate e dove è ancora possibile influenzare le scelte dei buyer. Linkedin di fatto è l'unico social network professionale ed è per sua natura il luogo ideale non solo per costruire quella reputazione online decisiva per influenzare le scelte ma anche per costruire relazioni tra persone che poi possano configurasi appunto come opportunità. 

Quali errori le aziende non devono commettere nell'impostare la loro presenza su LinkedIn?
Gli errori che spesso vedo fare sono di due tipi. Il primo è quello di dimenticarsi che ogni azione comunica. Anche l'assenza o peggio ancora una presenza parziale o abbozzata comunica qualcosa di noi o della nostra azienda. Vedo troppe Company page create e poi abbandonate o peggio con piani editoriali assenti o abbandonati strada facendo. Il secondo è quello di lasciare soli e abbandonare al proprio destino i propri dipendenti su LinkedIn. Anche qui bisogna tenere presente che il filo che lega l'azienda e il profilo di uno qualsiasi dei propri dipendenti in Linkedin è doppio. Lasciare un dipendente senza formazione adeguata o senza "copertura" e supporto è un grave errore. Perché nel migliore dei casi non si sfrutterà l'intraprendenza del proprio dipendente ma nel peggiore l'azienda potrebbe vedere lesa la propria immagine su questo social, oltretutto a sua insaputa. Sarebbe una beffa, doppia.  

Come si fa ad aumentare la propria audience partendo da una pagina aziendale?
L'audience di una pagina aziendale, per i motivi che sopra citavo, passa necessariamente per l'azione che i singoli profili dei dipendenti collegati ad essa svolgono in LinkedIn. Questo social, per come è strutturato è un ambiente digitale diverso dagli altri (parlo da un punto di vista aziendale). Linkedin è strutturato attorno ai profili personali. Tutti gli strumenti (es Pulse) e gli ambienti digitali (i gruppi) sono costruiti per essere utilizzati a pieno dai singoli profili. Non c'è strategia aziendale vincente in LinkedIn che non coinvolga i profili personali.

Quali altri strumenti della rete possono aiutare ad avere successo su LinkedIn?
Il primo che mi viene in mente senza il quale non si va da nessuna parte è il blog aziendale sostenuto da un corposo e ben costruito piano editoriale. I contenuti sono la base per la costruzione della reputazione aziendale online. Senza quelli oggi è complicato emergere per chiunque. Non c'è advertising che tenga.

Come utilizzare al meglio Pulse per farsi apprezzare dal pubblico?
Semplice. Utilizzarlo per quello che è: una piattaforma di blogging fatta per fare content marketing. Niente scorciatoie quindi e niente trucchetti finalizzati a portare traffico al proprio blog sfruttando le peculiarità del mezzo. Non funzionano. Ci vuole pazienza, costanza, e soprattutto qualità nei contenuti.

Nella tua esperienza che tipologia di aziende ha maggiore successo su LinkedIn?
Inutile dirti Paolo che le aziende operanti nel B2B sono avvantaggiate. Meglio se riescono a coinvolgere un numero cospicuo di figure interne all'azienda che credono nel "progetto aziendale Linkedin" e quindi riescono a mantenere con una sufficiente costanza un atteggiamento pro-attivo all'interno della piattaforma. Questa è la situazione ideale perché l'azione comunicativa aziendale viene moltiplicata dall'attività dei profili ad essa collegati. Proprio come fossero una sorta di cassa di risonanza aziendale, di megafono. 

Quali successi di piccole medie imprese italiane che hanno colpito favorevolmente? Che cosa ti ha stupito e insegnato qualcosa?
Case history di aziende italiane da portarti faccio fatica. Alcune con le quali lavoro sono work in progress, stanno avendo buoni risultati ma come amo dire "il web non è una corsa sui 100 mt ma bensì una maratona. I risultati si vedono col tempo".

Per quale ragione affidarsi a un esperto come te per pianificare e impostare una propria strategia su LinkedIn?
Bè, consentimi di dire queste due cose. La prima che domandare all'oste se il vino è buono è troppo semplice. La seconda che, se dopo aver letto questa intervista e, cosa che consiglio chiaramente, aver fatto un giro sul mio blog dove è possibile trovare parecchie decine di post sull'argomento, qualcuno ha ancora dei dubbi, beh non saprei come altro fare ;) 

Ordine o creatività, rigore o contenuti, tabelle Excel o articoli, processo o strategia: Che cosa funziona perché cosa non funziona per comunicare correttamente su LinkedIn?

Io ho una formazione prettamente umanistica che col tempo ho imparato a condurre dentro piani ben stabiliti. Con questo voglio dire che è si vero che LinkedIn è il più "ingessato" tra i social ma bisogna ricordarsi che primo, gli affari si fanno tra persone; secondo, che a parità di competenze anche nella scelta di un fornitore scegliamo chi ci sta empaticamente più simpatico o sentiamo più affine per caratteristiche umane. Quindi largo alla creatività, agli elementi distintivi che vanno oltre quelli professionali chiaramente incanalati in una ragionata strategia condivisa da tutti gli attori in campo: azienda, management, rete vendita e dipendenti.

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