Se dici LinkedIn in Italia dici Mirko Saini. Nel suo blog LinkedInCaffé e nella sua pagina ufficiale Webcentrica così come sulla piattaforma
Pulse del social media professionale, spiega come essere presenti in modo
efficace e fare affari sfruttando la rete. Ecco la sua ultima fatica che spiega come vendere attraverso LinkedIn un articolo ancora... "caldo" appena uscito ed ecco come ha risposto alle mie domande
Sei l’esperto numero uno di LinkedIn in
Italia. Molte imprese non hanno ancora capito che cosa sia, come racconteresti
il mondo di LinkedIn in poche battute a coloro che non hanno mai
affrontato?
Innanzi tutto grazie Paolo per avermi ospitato
sul tuo blog. Bè, non mi sento di certo il numero uno. Diciamo che me la
cavicchio con LinkedIn così tanto da averne fatto una professione. Se come
chiedi tu dovessi in poche battute o nello spazio di un tweet raccontare che
cosa è Linkedin direi senz'altro che è un ambiente digitale, social, frequentato
da 8 milioni di professionisti italiani che lo utilizzano per fare business.
Non è certo un raccoglitore di Curriculum vitae di persone che cercano lavoro.
Questo è bene sottolinearlo.
Perché aprire una pagina aziendale su
LinkedIn?
Considera Paolo che oltre il 60 percento delle
scelte sui fornitori avviene ancor prima che vi sia un qualsiasi contatto tra
le parti. Oggi le informazioni vengono raccolte prima e quindi è fondamentale
per un'azienda presiedere i luoghi digitali dove queste vengono cercate e dove
è ancora possibile influenzare le scelte dei buyer. Linkedin di fatto è l'unico
social network professionale ed è per sua natura il luogo ideale non solo per
costruire quella reputazione online decisiva per influenzare le scelte ma anche
per costruire relazioni tra persone che poi possano configurasi appunto come
opportunità.
Quali errori le aziende non devono commettere
nell'impostare la loro presenza su LinkedIn?
Gli errori che spesso vedo fare sono di due
tipi. Il primo è quello di dimenticarsi che ogni azione comunica. Anche
l'assenza o peggio ancora una presenza parziale o abbozzata comunica qualcosa
di noi o della nostra azienda. Vedo troppe Company page create e poi
abbandonate o peggio con piani editoriali assenti o abbandonati strada facendo.
Il secondo è quello di lasciare soli e abbandonare al proprio destino i propri
dipendenti su LinkedIn. Anche qui bisogna tenere presente che il filo che lega
l'azienda e il profilo di uno qualsiasi dei propri dipendenti in Linkedin è
doppio. Lasciare un dipendente senza formazione adeguata o senza
"copertura" e supporto è un grave errore. Perché nel migliore dei
casi non si sfrutterà l'intraprendenza del proprio dipendente ma nel peggiore
l'azienda potrebbe vedere lesa la propria immagine su questo social, oltretutto
a sua insaputa. Sarebbe una beffa, doppia.
Come si fa ad aumentare la propria audience
partendo da una pagina aziendale?
L'audience di una pagina aziendale, per i
motivi che sopra citavo, passa necessariamente per l'azione che i singoli
profili dei dipendenti collegati ad essa svolgono in LinkedIn. Questo social,
per come è strutturato è un ambiente digitale diverso dagli altri (parlo da un
punto di vista aziendale). Linkedin è strutturato attorno ai profili personali.
Tutti gli strumenti (es Pulse) e gli ambienti digitali (i gruppi) sono
costruiti per essere utilizzati a pieno dai singoli profili. Non c'è strategia
aziendale vincente in LinkedIn che non coinvolga i profili personali.
Quali altri strumenti della rete possono
aiutare ad avere successo su LinkedIn?
Il primo che mi viene in mente senza il quale
non si va da nessuna parte è il blog aziendale sostenuto da un corposo e ben
costruito piano editoriale. I contenuti sono la base per la costruzione della
reputazione aziendale online. Senza quelli oggi è complicato emergere per
chiunque. Non c'è advertising che tenga.
Come utilizzare al meglio Pulse per farsi
apprezzare dal pubblico?
Semplice. Utilizzarlo per quello che è: una
piattaforma di blogging fatta per fare content marketing. Niente scorciatoie
quindi e niente trucchetti finalizzati a portare traffico al proprio blog
sfruttando le peculiarità del mezzo. Non funzionano. Ci vuole pazienza,
costanza, e soprattutto qualità nei contenuti.
Nella tua esperienza che tipologia di aziende
ha maggiore successo su LinkedIn?
Inutile dirti Paolo che le aziende operanti nel
B2B sono avvantaggiate. Meglio se riescono a coinvolgere un numero cospicuo di
figure interne all'azienda che credono nel "progetto aziendale
Linkedin" e quindi riescono a mantenere con una sufficiente costanza un
atteggiamento pro-attivo all'interno della piattaforma. Questa è la situazione
ideale perché l'azione comunicativa aziendale viene moltiplicata dall'attività
dei profili ad essa collegati. Proprio come fossero una sorta di cassa di
risonanza aziendale, di megafono.
Quali successi di piccole medie imprese
italiane che hanno colpito favorevolmente? Che cosa ti ha stupito e insegnato
qualcosa?
Case history di aziende italiane da portarti
faccio fatica. Alcune con le quali lavoro sono work in progress, stanno avendo
buoni risultati ma come amo dire "il web non è una corsa sui 100 mt ma
bensì una maratona. I risultati si vedono col tempo".
Per quale ragione affidarsi a un esperto
come te per pianificare e impostare una propria strategia su LinkedIn?
Bè, consentimi di dire queste due cose. La
prima che domandare all'oste se il vino è buono è troppo semplice. La seconda
che, se dopo aver letto questa intervista e, cosa che consiglio chiaramente,
aver fatto un giro sul mio blog dove è possibile trovare parecchie decine di
post sull'argomento, qualcuno ha ancora dei dubbi, beh non saprei come altro
fare ;)
Ordine o creatività, rigore o contenuti,
tabelle Excel o articoli, processo o strategia: Che cosa funziona perché cosa
non funziona per comunicare correttamente su LinkedIn?
Io ho una formazione prettamente umanistica che
col tempo ho imparato a condurre dentro piani ben stabiliti. Con questo voglio
dire che è si vero che LinkedIn è il più "ingessato" tra i social ma
bisogna ricordarsi che primo, gli affari si fanno tra persone; secondo, che a
parità di competenze anche nella scelta di un fornitore scegliamo chi ci sta
empaticamente più simpatico o sentiamo più affine per caratteristiche umane.
Quindi largo alla creatività, agli elementi distintivi che vanno oltre quelli
professionali chiaramente incanalati in una ragionata strategia condivisa da
tutti gli attori in campo: azienda, management, rete vendita e dipendenti.
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