giovedì 23 giugno 2011

La favola del networking - Networking dreams

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Il networking è una parola tanto magica quanto vuota che va di moda. Una sorta di terra promessa inseguita nel deserto. Diciamolo: ognuno di noi ci ha provato, a costruire una rete sinergica con amici o conoscenti che svolgono professioni complementari alle nostre. E ci siamo promessi sinceramente di condividere i clienti o per lo meno le segnalazioni. Magari promettendo provvigioni.
Forse abbiamo anche cercato di costruire un messaggio comune, un seminario, un video, un modo diverso per offrire le nostre competenze ai clienti.
Ora se qualcuno di voi ha mai ottenuto successo in questo modo, per favore ci sveli il suo segreto: saremmo disposti anche a pagare per questa rivelazione.
Quindi mettetevi comodi: non ho nessuna formula magica da svelare, nessuna soluzione da calare. Solo domande, dubbi, riflessioni scaturite dalla mia esperienza personale e da letture qua e là su libri e nel web, dalle quali sono derivate alcune idee.
Perché si fallisce? Forse perché non siamo in grado di parlare alla persona giusta? O perché il mezzo che abbiamo scelto per comunicare non è quello giusto? Un imprenditore o un amministratore delegato vanno su YouTube o Twitter a caccia del consulente che risolva tutti i loro problemi e faccia esplodere i profitti delle loro aziende? Li cercano sui blog?
O forse la lunghezza e la qualità del messaggio non erano adeguati? Ci siamo concentrati troppo su che cosa potevamo fare invece che dare spazio a che cosa desideravano ottenere?
Ero il momento ad essere sbagliato? O non siamo stati in grado di farci capire e di guadagnare il diritto alla fiducia?
Come possono competenze che sulla carta sembrano sinergiche trovare il modo migliore per far comprendere la differenza e comunicarla nel modo migliore?
Credo proprio che la soluzione debba trovarsi nel riuscire a vedere il tutto secondo la prospettiva del cliente. Facile a dirsi, meno a farsi.
Bisognerebbe riuscire a capire che cosa gli interessa veramente, che cosa sta cercando sul web e nel mondo reale. Perché dovrebbe mollare tutto, lasciare i problemi che sta cercando di risolvere sulla scrivania e venire ad ascoltare il nostro seminario? Che cosa ci deve trovare?
Se non troviamo la risposta giusta a queste domande il networking rimarrà una chimera, un incubo, un sogno senza possibilità di avverarsi.
Ora ecco che cosa vi propongo: oltre ai commenti che gentilmente lascerete qui sotto, sarebbe un’ottima idea se voleste regalarci dei brevi video o dei post con le vostre esperienze, i successi e le frustrazioni, le idee per migliorare e quelle che non hanno funzionato. Costruiamo una condivisione di idee per trovarne di nuove. Segnalateci link dove si discute di questo o portali che hanno implementato la soluzione in modo vincente.
Sarò lietissimo di pubblicare tutto quello che mi manderete.



English version




Networking: the promise land of these tough years. Let’s confess: everyone of us tried to network with friends or potential partners. Someone with a job close to ours, and we sincerely promised to share clients, contacts at least. To find lead that we could share.
We also tried to build up some common message, a seminar, a video where our synergic competences were offered to prospects.
Now if someone of you ever had a success in this, please tell us the secret that you were able to discover. We could even be ready to pay for it.
So, I do not have any hidden formula to share about this, just some questions and doubt that come to me putting together my persona experience, some readings and the consequent thoughts.
Why did we fail? Maybe because we were unable to target the right buyer persona? Or because the media we chose to advertise was unsuitable for the decision maker? Does a CEO search on YouTube ot Twitter the consultant that can turn his company around and solve all his problem? Were the length or the quality of the message to be unsuitable? Did we focus to much to what we could do and not what the client desired to achieve?
Was that the wrong moment? Were we unable to make a statement and earn the right? Or was it a question of trust?
How can likely synergic competences find out the best way to make the difference and communicate it in the right way?
I am inclined to believe that we should start from the client’s perspective: what is she really looking for in the web, and off-line? Why should she attend to a seminar deciding to leave on her desk her problem to invest (or spend?) time listening to us?
If we cannot find a right answer to this question, networking will remain a unrealizable dream.
Now my proposal is this one: would you like to comment on this not just writing your experience and opinions here below, but with a sort video talking of your success and frustration and your ideas on this subject? Or even just by a post.
Please suggest links to discussions, or webpage or anything could profit this discussion.
I will be pleased to publish your point of view on this subject.







5 commenti:

Matteo ha detto...

Caro Paolo,
capisco benissimo le tue parole e non posso che darti ragione, ma ti dico che il "networking" è una realtà difficile da vivere, non impossibile.
Ho avuto la fortuna o l'audacia (o una commistione tra le due) di conoscere gente in gamba, con i quali sono nati in seguito progetti di lavoro e - incredibile! - vere amicizie.

Ti lascio un articolo che ho scritto tempo fa, una sorta di case history sul "networking". Spero di darti un po' più di fiducia :)
http://www.pragmatiko.it/2010/11/11/social-case-history-quando-il-virtuale-si-fa-reale-ed-e-meraviglia/

E comunque la soluzione c'è sempre: saper ascoltare la Rete. Sembra assurdo, ma è la cosa più logica che posso dirti. I furbi, gli pseudo-guru, i cialtroni... si riconoscono sempre. Spogliata da queste figure, il web offre tante persone che sanno ascoltare a loro volta, te l'assicuro.

SEOcopy ha detto...

Great point you made and I can tell you there are many things to consider Paolo. My first suggestion is the focus of any campaign has to start with a goal. You may not like what I have to say but it's my truth and my reality. Everyone's goal is to make money, sure but that should not be the first goal.

Here is an excerpt of an article I wrote a while ago "You jump into the huge time suck of engaging on Twitter and Facebook because XYZ social marketer said, “you have to give your customers some face time”. You jump on Quora, Amplify, Tumblr and 15 other things for the same reasons.

Do you feel like a Mexican jumping bean, yet?
Has any of it beefed up your business?
If not, why do you think it hasn’t?"

Here is the rest of the article... http://level343.com/article_archive/2011/04/25/5-must-dos-effective-twitter-facebook-and-blogging-programs/

From the onset, people get frustrated... I get that. But I can assure you, there are many successful companies out there including ourselves that are gaining new clients, and new accounts with social media marketing. I will be in Italy in July, maybe we can have coffee and do some brainstorming. ;)

Paolo Pugni ha detto...

Thanks both for your comments and even more, much more I shoudl say, for the concrete optimism you brought into the game. Your link are powerful and useful for anyone. I warmly suggest all our readers to take a look at.
My concern, much more then a frustration, was actually more focused on off-line networking or partnership if you like.
You know, some friends of yours are consultant like you are but in parallel areas: lawyer, production, accountant, finance and so on. So everyone start saying: why don't we find a way to share clients?
Never seen it work.
I believe on-line strategies can be much more powerful.
What do you think?

Paolo Pugni ha detto...

and by the way SEOcopy, I'll be glad to meet you in Italy, hoping I'll be there: at present I'm in LA and will be in Toronto mid July.

Anonimo ha detto...

Ciao Paolo, ti posso portare l'esempio a me più vicino: la piccola amministrazione locale. Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti. A mio parere i Comuni tra loro confinanti sono un reale network, infatti consistono in realtà molto spesso territorialmente omogenee che condividono gioie e dolori nei vari settori (economico, ambientale, normativo...). Nonostante i passi avanti che si stanno facendo (vi consiglio di dare una sbirciatina qui http://www.unioni.anci.it/), resta il fatto che in alcune realtà ci sia immobilità nella collaborazione. Il grosso freno è il campanilismo a livello di dati: tra settori della stessa realtà e tra le diverse amministrazioni comunali. Chi ne fa le spese? il cittadino sommerso nella burocrazia, incuriosito da procedure on-line che lo mandano comunque all'ufficio comunale con un sacco di carta in mano...E quindi quale diventa la mission di chi supporta i piccoli comuni nelle attività quotidiane? Spingerli a fare squadra, a trovare valore uno nell'altro perchè il cittadino possa percepire questo valore in termini di vivibilità e appartenenza. Beh...più che mission, ora è una vision...ma ci si sta lavorando!

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