Raffaella Tarassi è mamma di un bimbo di nove mesi ed
è in attesa di un secondo figlio. Ha creato un blog interessante che intende
promuovere sia le produzione per bambino realizzati all’estero sia i prodotti
Made in Italy artigianali. Un esperimento che merita molta attenzione e che ci
facciamo spiegare direttamente da lei.
Che obiettivo si pone il tuo blog?
Come la maggior parte delle mamme, quando sono rimasta incinta di
Alessandro ho cominciato a leggere e informarmi su tutto quello che riguarda il
mondo dell'infanzia, in più abitando all'estero mi sono accorta che esiste
un'offerta di prodotti estremamente diversa da quella italiana, per cui mi sono
detta, perché non raccontare ai genitori italiani cosa succede al di la delle
Alpi? Ne ilmondodeibimbi
cerco quindi di proporre idee originali e divertenti, in particolar modo
giocattoli, abbigliamento e arredamento, che scovo online e offline, che
rendono il mondo dei nostri bimbi unico e speciale.
Che servizio offre ai lettori?
Confesso che il blog è nato un po' per caso tra una poppata e un pannolino,
non sono capace di stare con le mani in mano, e nonostante adori passare del
tempo col mio bimbo durante la maternità avevo bisogno di pensare e fare altro.
Tutto questo per dire che all'inizio non mi sono prefissata una strategia, a
sei mesi dall'apertura del blog comincio ad avere le idee un po' più chiare ed
è interessante che l'obiettivo è emerso dal confronto coi lettori e
alcune aziende del settore. L'idea alla base di tutto è mostrare che esiste
un'offerta per l'infanzia alternativa ai marchi blasonati di cui sentiamo
parlare, che l'educazione al rispetto dell'ambiente comincia quando i nostri
bimbi sono piccoli: se i loro compagni di gioco sono in plastica è ovvio che in
futuro saranno attaccati a questo materiale e non si cureranno di legno, cotone
e simili, e da ultimo che esistono ancora tantissime piccole imprese che
producono utilizzando processi artigianali e che sviluppano collezioni
estremamente creative e divertenti.
Inoltre un nuovo progetto partito da pochissimo, è una serie di interviste
a donne che hanno re-inventato la propria vita professionale in seguito alla
maternità, sfruttando la loro esperienza di mamme per creare prodotti e/o
servizi destinati ai bimbi. L'idea è quella di lanciare un messaggio positivo,
di donne che non si piegano alle logiche attuali del mondo del lavoro che
purtroppo non sono sempre in sintonia con la maternità, e che con un pizzico di
creatività, tanto coraggio e grande tenacia riescono a conciliare la sfera
privata e quella professionale.
Perché le è venuta l'idea di aprire questo blog?
Da ormai quasi 6 anni abito a Lussemburgo, un paese tanto piccolo quanto
interessante, qui infatti la cultura locale è un miscuglio di quella francese,
fiamminga e tedesca. Quando sono rimasta incinta ho scoperto che nonostante la
globalizzazione, la cultura e le tradizioni legate alla maternità e
all'infanzia sono estremamente locali, quando tornavo in Italia mi rendevo
conto che alcuni prodotti che per è erano scontati a Milano non erano così
diffusi e viceversa e ancora quando Alessandro aveva 6 mesi l'ho portato dal
pediatra in Italia e sono rimasta stupita che ha insistito moltissimo perché
gli dessi le diverse farine di riso e mais e tapioca, qui a Lussemburgo
praticamente non esistono e lo svezzamento viene fatto soprattutto con frutta e
verdura. Comunque... mi sono resa conto che esistono vere e proprie differenze
culturali, perché, quindi, non condividerle e per scoprire i punti di forza di
ognuna?
E' presente anche sui social media? Dove e perché?
Le pubbliche relazioni sono uno dei principali punti di debolezza del blog.
Sono presente su Facebook
e Twitter, ma confesso di non
animare assolutamente le pagine che al momento sono semplicemente una vetrina
dove trovare il link agli articoli che vengono pubblicati sul blog. Twitter
confesso di non aver ancora del tutto capito come funziona, lo trovo
estremamente efficace perché un sacco di aziende mi hanno scoperto e inviato le
loro collezioni proprio tramite questo social media, allo stesso tempo però ho
l'impressione che per utilizzarlo con successo occorre twittare regolarmente e
con una certa costanza, cosa che non ho ancora "l'istinto" di fare.
Facebook lo utilizzavo già privatamente, ho deciso di pubblicare il link ai
post solo un paio di mesi dopo l'apertura del blog, quel giorno le visite hanno
subito un impennata pazzesca che mi ha lasciata a bocca aperta e mi ha fatto
capire la potenza di questo strumento; lo svantaggio rispetto a Twitter è che
sei molto più vincolato alla tua cerchia di contatti per cui è molto più
complicato farsi conoscere da altri.
Qual è la sua strategia di web marketing?
Confesso, non ne ho una! A parte i social media di cui ho appena parlato
cerco di partecipare a discussioni sul blog simili al mio. Tempo fa mi sono
iscritta ad alcuni siti aggregatori, ma sinceramente non ho riscontrato una
grande differenza rispetto al non aderire. Al momento due pratiche hanno
portato a un aumento delle visite: comunicare alle aziende di cui scrivo il
link al post che le riguarda in modo da essere pubblicata sulle loro pagine
Facebook o Twitter e inserire alla fine di ciascun post "potrebbe
interessarti anche" ovvero il link ad articoli pubblicati in precedenza su
un argomento analogo a quello del giorno. Mi piacerebbe moltissimo professionalizzarmi
di più in questo ambito, confesso di pensare spesso di seguire un corso,
ovviamente online!
Donne e lavoro: che cosa ne pensa?
Penso di non essere ancora la persona adatta per rispondere a questa
domanda, dal momento che sono alla prima maternità e riprenderò il lavoro solo
settimana prossima. Ad oggi sto cercando di individuare i momenti e le attività
critiche della giornata per poterle vivere al meglio quando riprenderò,
sicuramente dovrò mettere in piedi una buona organizzazione che preveda piani B,
C e a volte anche D.
Al lavoro ho chiesto il part time che ho avuto la fortuna di ottenere,
prima di rimanere incinta mi arrabbiavo sempre con le colleghe o dipendenti che
utilizzavano la scusa "eh ma io ho i bambini" per non venire al
lavoro o fare i propri orari. Trovo molto più responsabile un discorso del
tipo: la mia situazione personale è cambiata di conseguenza non sono più in
grado di garantire lo stesso ammontare di ore e lavoro di prima della
maternità, a voler far tutto si rischia di fare tutto male! Ritengo che le
donne mamme hanno il diritto e il dovere (per se stesse, per i propri figli e
per la società) di lavorare, bisogna però rendersi conto che la
disponibilità e le necessità sono diverse rispetto a quelle di un uomo su cui è
costruito l'insieme di regole e pratiche che regolano il mondo del lavoro
attuale.
So che non è una citazione molto dotta, ma mi piace moltissimo il finale
del film "Ma come fa a far tutto" con Sarah Jessica Parker che
ritengo individui in pieno il problema:
"Motivi per cui non sarebbe un problema lasciare il mio posto di
lavoro:
Primo: perché ho due vite e mi manca il
tempo di godermele.
Secondo: perché cercare di essere un uomo
significa sprecare una donna.
Terzo: perché i miei bambini cresceranno
in un lampo e io mi sarò persa tutto.
Quarto: perché prima o poi in un modo o
nell'altro, arriva il giorno in cui le cose cambiano.
So che se non avessi questo lavoro
le cose sarebbero migliori, sotto tutti i punti di vista, ma senza quel lavoro
non sarei più io, ma senza di te (il marito), Ben e Amy (i figli) non sono
niente!"
Tre consigli per aiutare le famiglie ad essere felici?
Che responsabilità! La mia famiglia è ancora molto giovane, io e mio marito
ci siamo sposati nel 2009, Alessandro è nato nel 2012 e ora aspettiamo un altro
bimbo che nascerà ad agosto; non ho esperienza con ciò che riguarda scuola,
adolescenti,... posso dirvi le regole che al momento mi stanno rendendo
la persona più felice del mondo:
1. mio marito viene al primo posto,
certo il tempo che posso dedicargli ora si è decisamente ridotto e non sempre è
di super qualità, ma non ce la farei senza di lui! Quando ero incinta dicevo
sempre "Cavoli, ma come fanno le donne che affrontano la maternità da
sole?", io fisicamente e psicologicamente non ce l'avrei mai fatta (e ho avuto
una gravidanza bellissima!) e da quando è nato Alessandro ne sono ancora più
convinta.
2. Costruire un ambiente sereno e
pieno di calore che significa circondarsi di amici e famigliari su cui
contare, ma con cui soprattutto farsi delle belle risate. Ridere è fondamentale,
anche perché più sorriderai prima lo farà il tuo bimbo ed è la cosa più bella
del mondo!
3. Ricordarsi che i nostri bimbi
sono persone diverse da noi, con desideri, sogni, ritmi, interessi diversi
dai nostri. E' difficile, ma credo sia importante proteggergli stando attenti a
non opprimerli, un nucleo famigliare dominato dallo stress e dall'ansia per
qualsiasi cosa nuoce a tutti!
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