venerdì 22 febbraio 2013

The morality of Twitter - Moralità vo' cercando



English text first, to get the italian version scroll down.

La versione italiana è qui sotto: scorrere per trovare il testo in italiano.



What are you looking for using Twitter? Which is your goal?
I’m asking this because to me there are several way to use, or better say to be in, Twitter and each one has its dignity and legitimacy and value. But what I’m finding is a lot of posts and tweets of people teaching others that their way to use Twitter is not just weird or wrong, but even unethical. Are we really sure of that?

I might be wrong but I’m using Twitter for these main reason:
-      learn something: I can find a lot of good stuff there, links and ideas;
-      share contents: mine of course, to increase my reputation and maybe win clients, and others because I want to be a resource for my followers, like they are for me, and therefore I believe I have to share anything I believe can be valuable for them (RT or Twitting post)
-      play: chats, laugh, post pictures, have fun.

And I try to do the same for my clients too. I mean: try to disseminate their content. I just wrote content implying that I’m not available to share with my followers low quality advertisement with no value for the readers.

Now that’s a strategy. You may call it a wrong strategy, but not an unethical one. So if my strategy is to reach most people I can not to bully other people about the numbers of followers but to widespread the most my messages, why buying followers could not be considered a potential tactics? As I mentioned in a previous post quoting Roberto Marini, if this can ease your way to an extensive base of potentially interest reader… why not? Isn’t this close to choosing to advertize with Adsword or Facebook?
In my mind Twitter is very close to a radio: you do not stay tuned for hours (in a very small poll with friends and clients I came to the conclusion that you usually access to your TL for several time per day by you usually do not stay tuned for more than 15 minutes unless for special event, in which case you tend to use #) and what you missed is misses for ever.
So why not trying to reach more people?

Once more: I’m not saying that this should be the best strategy, it could be also the worst one, in which case I’ll get no results, but why claiming it’s immoral and blame those who decide to test it?


Versione Italiana 



Che cosa cerchiamo in Twitter? Che obiettivo abbiamo? Lo chiedo e me lo chiedo perché da un po’ i tempo a questa parte sono intrigato da questo tema e dalla veemenza con cui qualcuno reagisce alla possibilità di comperare followers. Andiamo per gradi: credo che ci siano molti modi di stare su Twitter, ognuno dei quali a mio parere è la sua dignità, la sua legittimità e il suo valore. Per cui mi inquieta vedere articoli di chi vuole insegnare agli altri ad usare Twitter non in senso tecnico quanto in senso morale. Come se alcune di queste scelte implicassero conseguenze etiche.

Personalmente uso Twitter per questi scopi

-      imparare: trovo un sacco di stimoli interessanti, link tweet stessi, idee. Molto più che su Facebook o altri social. Una vera miniera.
-      Per condividere contenuti che presumo siano di valore così da aumentare la mia fama e reputazione e magari trovare qualche cliente (già successo peraltro). Nel farlo vorrei essere una risorsa per i miei follone per cui non mi limito a postare link a MIEI articoli ma anche twitto o RT link interessanti o idee che mi hanno colpito.
-      Diciamolo…. Cazzeggiare: chiacchierare, ridere, postare fotografie, commentare. Insomma, sdrammatizzare e rilassarmi.

Cerco di farlo anche per i miei clienti. No, non… cazzeggiare, quanto condividere loro contenuti che ritengo abbiano valore per i follower, non certo banalità pubblicitarie o autocelebrazioni.

Ora, per me questa è una strategia: puoi dirmi che è sbagliata o inutile, ma non che è immorale!
Se dunque la mia straregia prevede di raggiungere il maggior numero di persone possibili perché non considerare l’effetto che può derivare dall’acquisto di follower?  Ne ho parlato in un post precedente riprendendo un articolo in cui si parlava dell’esperimento di Roberto Marini proprio a questo proposito. E mi è sembrata una buona idea.
Io vedo Twitter come una radio: non ci stai sempre sintonizzato e quello che è già stato trasmesso è perso per sempre (a proposito: ho svolto una rapida indagine tra amici e clienti e sono arrivato alle conclusioni che ognuno di noi accede anche più volte alla sua TL ogni giorno, ma non si sofferma mai più di 15-20 minuti di fila, a meno che non stai seguendo un evento, nella qual cosa generalmente segue un #).  Per cui poter disporre di una vasta audience, come una radio, che possa leggere e RT mi sembra una scelta utile.
Se poi non è così, beh saranno i risultati a dirmelo.
Sto parlando quindi di una strategia di marketing, non di cielodurismo virtuale, di sfoggio stupido di sedicenti followers per chissà quale stupida motivazione di egotronfismo. I miei oltre 5700 followers attuali me li sono costruiti uno dopo l’altro con rispetto per loro e per miei scopi. Sto considerando la scelta di Roberto Marini.  E proprio non riesco a capire perché una scelta del genere debba essere considerata immorale. 

2 commenti:

Unknown ha detto...

Sai, alla fine non si tratta di moralità o immoralità, quanto piuttosto di strada più o meno facile e di vera o meno qualità dei contenuti. Come dici tu, se hai raggiunto i tuoi follower e te li sei conquistati, è perché hai saputo crearti una reputazione fatta di post interessanti e commenti intelligenti. Non hai costretto i tuoi follower a seguirti, hai lasciato che ti scegliessero e ti sei impegnato perché mantenessero su di te questa attenzione (o almeno questo si percepisce nei tuoi post e nel tuo stile). Potrai dirmi finché vuoi che se qualcuno mi compra posso scegliere di defollowarlo non appena me ne accorgo, ma personalmente non lo ho scelto e per la politica di twitter e quello che per me rappresenta, questo stile è solo una via breve, una scorciatoia per non fare troppa fatica, in stile con l'italiano medio. Insomma, siccome non sono capace di mettere in campo le giuste forze per conquistarmi la mia reputazione, la compro. E' una pratica come tante, ma non chiamiamolo marketing o pubblicità, perchè quella mi permette di scegliere a monte, mentre a essere comprata, spesso, non me ne accorgo. Perchè dunque, se comprano il mio nome, non possono mandarmi un tweet privato in cui me lo dicono? Così posso esprimere il libero arbitrio di dire "no, non mi interessi". Così come posso voltare la pagina di un giornale o cambiare canale sulla tv.

Paolo Pugni ha detto...

è un punto di vista interessante, e devo dire decisamente ragionevole e sensato.
L'argomento di Roberto Marini mi ha colpito e mi ha fatto riflettere.
Il tuo di più.
Diciamo che aver derubricato da problema etico a problema di convenienza professionale lo trovo molto intrigante
è un ottimo punto di partenza per ragionare


p.s. grazie per le tue belle parole che ho molto apprezzato

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