mercoledì 31 luglio 2013

6 consigli per valorizzare il tuo e-shop


Vuoi vendere i tuoi prodotti on-line? Pensa ad un e-shop.
Ecco. Tecnicamente magari sei anche preparatissimo. Ma poi?
Come fai ad attirare clienti nel tuo negozio virtuale? Come fai a distinguerti dai concorrenti? Ultimante ho visto diversi siti che si propongono come vetrine per il made in Italy.
L’impressione è che siano tutti uguali. Non si capisce quale scegliere e perché.
E infatti nessuno decolla. Non in modo significativo.
Ecco allora sei consigli per avere successo con il proprio e-commerce.

1)   Scegli: non puoi servire tutti, essere un generalista. Identifica un pubblico e concentrati su quello.
2)   Raccontati: usa tutta la tua creatività per parlare ai tuoi clienti. Perché hai scelto loro, perché hai scelto questi fornitori. Incuriosiscili. Con dei video ad esempio
3)   Associa sempre il negozio ad un blog: falli venire da te per il valore che offri, si fermeranno a vedere che cosa proponi.
4)   Attira l’attenzione con eventi: ma attenzione, non i soliti supersconti. Ce li hanno tutti. E così acchiappi solo i clienti che vogliono comperare a poco e che non torneranno più. Regala know how, regala notizie, regala innovazione.
5)   Usa tutti i social per dialogare con il mercato:
video, foto, testi, white paper. Tutto deve essere utilizzato per stabilire una connessione.
6)   Crea community basata su valori comuni

Questo ti permetterà di distinguerti dalla massa, qualunque sia il prodotto che vuoi vendere.

Hai curiosità? Domande? vuoi qualche idea in più? Chiedi: questa community ti darà la migliore risposta che puoi trovare in rete… un po’ presuntuoso? Conosco bene i miei lettori e mi fido di loro!

lunedì 29 luglio 2013

3+10 consigli per avere successo nel web e nella vita reale



Metti insieme un po’ di esperienze personali e di amici fidati, come Cristina Mariani che in questo post spiega come la tecnica non basti per avere successo nel progettare un sito che funziona e attira clienti, o Veronica Gentili che ti dice papale papale perché la tua strategia social non funziona; gongola perché negli ultimi sei mesi ti contatta almeno un cliente potenziale alla settimana perché, ti dice, ha visto il tuo blog o i tuoi video e lo hanno intrigato e almeno vuol sapere se puoi dargli una mano. Che non si traducono tutti i clienti attivi, ma è una bella soddisfazione. E allora ne vieni fuori con un elenco di suggerimenti per chi invece fa una fatica bestiale a capire questa roba del web, che poi non è che lo specchio davanti al quale devi metterti per trovare nuovi clienti non solo nel mondo virtuale ma anche in quello reale.

Tre sono le cose che devi avere chiare e, come dicevo, non solo per la rete:

1.   Che cosa vuoi dire di te
2.   A chi vuoi dirlo
3.   Dove vuoi dirglielo, cioè dove li trovi questi potenziali clienti che vogliono ascoltare qualche cosa da te.

Sembra banale. Poi scopri che quello che vuoi dire non devi deciderlo tanti tu, quanto loro: cioè la domanda più giusta sarebbe “che cosa vogliono sentirsi dire di te i potenziali clienti?”. A chi vuol dirlo poi nasconde altre trappole: che cosa sai dei tuoi clienti? Quanti diversi tipi di clienti hai? Vogliono sentirsi dire le stesse cose? Generalmente no.
Eh già.
E poi dove li trovi? Sul tuo sito! Risposta sbagliata. Ovvero: come ce li porti sul sito. E dove nel sito?

Vuoi qualche soluzione? Ecco alcuni punti chiave che ti suggerisco

1.    Che cosa vuoi dire di te
a.     Perché un potenziale cliente dovrebbe interessarsi di te? Quale è il valore che porti?
b.    Racconta di soluzioni, magari attraverso (video) referenze dei clienti
c.     Porta esempi di vantaggi tangibili: in che modo ciò che offri fa guadagnare di più il cliente (riducendo i suoi costi o aumentando i suoi fatturati)?
d.    Regala know how per costruire la tua affidabilità
2.    A chi vuoi dirlo
a.     Quali sono i segmenti di mercato ai quali ti rivolgi? Quali differenze ci sono tra questi segmenti?
b.    quali sono gli interlocutori a cui ti rivolgi: acquisti, ufficio tecnico, marketing, vendita, direzione generale?
c.     Quali sono gli interessi prevalenti di questi diversi interlocutori?
3.   Dove vuoi dirglielo, cioè dove li trovi questi potenziali clienti che vogliono ascoltare qualche cosa da te.
a.     Quali sono gli ambiti web che frequentano? Esistono dei portali, dei forum, dei social network dove se ne trovano di più?
b.    Hai pensato dove convogliarli? Una parte del tuo sito per scaricare documenti o per dialogare?
c.     Sei presente sui social network? Dialoghi con i tuoi clienti?
Un buon punto di partenza anche per la vita reale. E se avete suggerimenti, dubbi, esperienze da condividere sarò ben felice di poter discutere con voi.


sabato 27 luglio 2013

Per vincere bisogna lasciar perdere - If you wanna win you have to give up


To reach italian text please scroll down. Il testo italiano si trova qui sotto, scorrere la pagina grazie




If you wanna win you have to give up


Give up the excess: believe me, we can’t do everything, we can follow all our interests. I believe maturity starts when we learn to sort what you have to do and set priorities, which implies that we have to focus on highest priorities and let some other ones go. Giving up is the best way to win in life and business. Are we able to surrender?






Per vincere bisogna lasciar perdere

Credimi, non si riesce a fare tutto. Mi sono convinto che a maturità consista nel capire come darsi delle priorità e che cosa rinunciare a favore del risultato. Questo sia nella vita sia nel lavoro. Se vogliamo avere successo dobbiamo decidere su che cosa concentrarci. Siamo in grado di farlo, specie nel lavoro? O pensiamo di dover scendere nell’arena tutte le mattine per ammazzare a mani nude le tigri che ci passano davanti, fino  a quando non soccomberemo sotto le fauci del felino? Il che vuol dire: siamo in grado di darci delle strategie o reagiamo ad ogni stimolo che ci colpisce?


giovedì 25 luglio 2013

L'immagine giusta per ogni cliente - Brand image and clients




Italian version first. Scroll down for the english version, after the second picture.
Il testo in inglese si trova qui sotto. Dopo la seconda immagine.


Non cercare clienti per la tua immagine aziendale, ma cerca l'immagine giusta per parlare ai tuoi clienti

Differenziare: incontro sempre più spesso aziende che servono mercati molti diversi tra loro, che richiedono approcci molti differenti (si può passare da sartoria industriale a commodities) e strategie di prezzo molto lontane le une della altra anche per lo stesso prodotto e che si presentano a tutti questi mercati diversi con la stessa immagina, gli stessi supporti, il medesimo sito.
Ora sarà vero quello che scrive Cristina Mariani, che non basta affidarsi ad una web agency per avere successo nel realizzare il proprio sito aziendale; ha sicuramente ragione anche Veronica Gentili quando dice che ci vuole professionalità nel gestire la presenza on-line; è anche vero che per presentare a tua azienda in modo che sia valorizzata e considerata al massimo per il mercato specifico nel quale vuole vendere devi capire come fare e magari affidarti a qualcuno che ti aiuti a tirare fuori il meglio. Non puoi pensare che sia possibile proporre stesso messaggio, stesso materiale, stesse brochure a chi realizza sale operatorie e a chi costruisce sgabuzzini per gli attrezzi in campagna.




Don't search client for your brand image, search the best brand image to satisfy your clients

I’ve met recently several industrial clients who sells to very different markets in very different ways: from customized, even tailor made, solutions for very demanding situation, to commodities in mass markets where price is the only relevant factor. Nothing unusual. Yes. The point is: how can you present your company to these so different markets in the same way? How can you use the same brochures, the same catalogues, the same website, the same newsletters and so on? How could you believe that your brand image could really be the “one fits all”? How could you differentiate from your competitors if you do not state clearly your value for each of the different markets?


lunedì 22 luglio 2013

8 punti per far fruttare al meglio il tuo coupon e fidelizzare i clienti




Nel precedente post  ho elencato a mio parere quali sono gli 11 errori (gravi) da non commettere quando si fa uso di un deal (Groupalia, Groupon e i loro fratelli) per promuovere la propria attività. È bene mettersi in mente che la proposta di un deal è una azione di marketing e non un modo per arrotondare le entrate del mese: partire da quest’ultimo presupposto produce conseguenze negative a valanga che finiscono per danneggiare l’attività invece che aiutarla. Se invece parto dalla considerazione che sto investendo in una attività promozionale, pubblicitaria e di marketing, allora devo gestire in modo molto diverso da come ho visto si qui fare da quasi tutti i locali che ho frequentato. Due sono i locali che devo invece elogiare apertamente per l’eccellente gestione del coupon e la coerenza  Il primo post va senza dubbio a La rava e la fava di Milano e alla sua eccellente proprietaria Clarissa Barcovich. Al secondo posto L’angolo sul Naviglio di Trezzano (Milano).
nella strategia di marketing connessa.

Cosa fare per sfruttare al massimo il deal e fidelizzare dei clienti? Devo tenere presente che come in ogni attività di contatto, il coupon può per certi versi essere considerato come un mailing con prova, un obiettivo ragionevole è di fidelizzare un 10% di couponisti. Già un bel risultato.

Per farlo i punti chiave sono due
a)  farsi ricordare come un luogo piacevole e socievole
b)  stabilire un legame personale con tutti i clienti nuovi potenziali


E come posso tradurre questi punti chiave in azioni concrete? Ecco i suggerimenti su cosa è bene fare per sfruttare un deal.

1)  trattare i couponisti come clienti speciali: salutali con simpatia, spiegagli qualche cosa del tuo locale, della tua storia.
2)  Fai un passo oltre: pensa ad un piccolo omaggio che non sia presente nel deal, il caffè, il liquore, un assaggio di vino, una torta della casa.
3)  Mescola i clienti couponisti agli altri così che vedano che cosa possono trovare da te oltre quello che il menu prevede per loro.
4)  Chiedi loro un contatto: fatti lasciare  la loro mail e il parere sulla serata. Prevedi un modulo apposta da compilare a fine cena, magari proprio quando offri loro il limoncello o il caffè.
5)  Salutali con cura quando escono e lascia loro un tuo biglietto da visita.
6)  Per fidelizzarli pensa ad un coupon del locale. Vedi dopo perché te lo consiglio.
7)  Mantieni un contatto con loro: ringrazi ali il giorno successivo di essere stati da te, manda loro la tua newsletter (non ce l’hai? Peccato!) o le proposte a tema stagionali. Invitali sulla tua pagina Facebook (non ce l’hai? Altra occasione persa) o sul tuo sito personale dove avrai creato una sezione per i clienti e i loro commenti (non hai neanche questo? Beh allora è grave!).
8)  Avvisa i tuoi clienti abituali, che conosci molto bene (hai tutte le loro mail vero?) che stai per lanciare una iniziativa deal così che possano usufruirne invece che sentirsi fregati perché pagano sempre prezzo pieno, oppure offri loro un menu speciale al medesimo prezzo del deal per farli sentire coccolati.

Il punto 6 merita un approfondimento, come dicevo poco sopra: il deal dovrebbe offrire al cliente una “merce” (cena, soggiorno, oggetto) ad un prezzo che sia almeno il 50% del valore di mercato del bene. In genere la società che emette il deal trattiene un 50% del valore del coupon. Per cui tu incassi il 25%. Vedo molti locali proporre il medesimo deal tutti i mesi in sequenza. Con quale scopo? Con quale strategia? Perché invece a fine cena non offrire ai clienti couponisti un tuo buono che offra a prezzo interessante
a)    prezzo fisso per menu fisso
b)   oppure offra uno sconto del 50% sul menù alla carta!
In questo modo nella migliore delle ipotesi ti garantisci il doppio dell’incasso, e in seconda battuta mostri al cliente couponista un interesse per lui. E se torna –e ti assicuro che moltissimi tornano- inizia a creare una abitudine, un legame: esattamente quello che ti serve per fidelizzare un cliente. Riproporre il deal che vantaggio ti porta?

Bene, ci sono altri suggerimenti da aggiungere a questi? Che cosa si può fare per sfruttare al meglio i coupon? Avete esperienze di locali che sono andati oltre e vi hanno stupito e vale la pena parlarne? A voi la penna.


Se poi desiderate leggere tutto quello che io e altri amici abbiamo scritto su questo tema a questo link trovate di fila tutti gli articoli pubblicati e in questa pagina una serie di video e di testi che suggeriscono riflessioni su questa pratica di marketing.

domenica 21 luglio 2013

Gli 11 errori da non commettere quando si usa un coupon






Amo scrivere di coupon, deal e del loro uso. Sarà perché vedo sempre più spesso strategie così prive di… strategia che questo scatena la mia voglia di suggerire, e un po’ strapazzare, chi spreca in maniera così palese una opportunità di far crescere il proprio business.
Sembra questa una caratteristica molto italiana, quasi impregnata nella conduzione di una micro, piccola o media impresa: reagire alla prima cosa che si muove, scendere ogni mattina nell’arena per uccidere la tigre a mani nude nella speranza che non uccida te. Senza pianificare, senza aspettare, senza avere una linea guida pensata e seguita con ottimismo e determinazione.
Ma torniamo ai noi, sono un forte utilizzatore di coupon per ciò che riguarda ristoranti e vacanze (Groupon, Groupalia, Let’s Bonus, PoinX e via discorrendo) e sempre più spesso vedo che chi li usa sbaglia completamente il loro utilizzo.
Per cui mi permetto di suggerirne in due post un uso più accurato e soprattutto più profittevole.
In questo post elencherò tutti gli errori che ho visto commettere suggerendo quindi COSA NON FARE CON UN COUPON per avere successo e far crescere il proprio business.
Nel prossimo post invece suggerimenti su COSA FARE PER SFRUTTARE al meglio il coupon. (se cliccate qui potete leggerlo

Ecco gli errori che ho visto fare:
1.     Considerare il coupon come un mezzo per fare cassa: è un investimento di marketing/pubblicità non uno strumento per arrotondare le entrate.
2.     Trattare i clienti del coupon come clienti di serie B, a volte di serie C (un locale in centro a Milano relegava i clienti su tavolini da bar, senza tovaglia e a un bambino ha negato del pane perché non era previsto dal deal).
3.     Mentire sulla proposta: cotoletta all you can eat vuol dire che posso chiedertene fin che voglio non solo un giro, e cotoletta non vuol dire il surgelato riscaldato nel microonde!
4.     Relegare i couponisti in un’area separata dal locale: se non gli fai vedere che cosa metti nei piatti di portata come fanno a desiderare di tornare?
5.     Non lasciare il menu del locale sul tavolo dei couponisti: come faranno a sapere perché dovrebbero tornare?
6.     Non presentare i piatti, ma buttarli sul tavolo come se fossimo alla mensa dei maleducati.
7.     Non chiedere l’indirizzo email di chi è venuto con il coupon: perché perderti un cliente potenziale al quale proporre nuove iniziative? Non sai che ciò che tutti cercano di più è il contatto personale con (potenziali) clienti? Ce li hai lì, perché non chiedi loro i dati per ricontattarli?
8.     Chiedere di prenotare on line indicando come prima chance le 7.30 e poi far aspettare 45 minuti per iniziare a servire.
9.     Non salutare il cliente couponista che a fine cena esce dal locale.
10. Imporre un servizio inferiore al cliente couponista rispetto a quello standard, ad esempio nell’orario di restituzione della camera dell’hotel.
11. Non rispondere alle mail che il cliente couponista ti invia per ringraziare o segnalare miglioramenti possibili.

A questi 11 ne aggiungo uno
12. cercare di arrotondare il conto proponendo, senza farlo notare, extra al coupon (una bottiglia di vino? un dolcetto? un liquorino? un bel caffè?) e sparare prezzi fuori logica per rientrare dal coupon a basso prezzo.

È chiaro che gli errori 2 e 3, commessi tra l’altro dal medesimo locale, costano cari. Non solo infatti quel locale ha perso occasioni di farsi conoscere, ma… si è fatto conoscere fin troppo bene: ne ho parlato malissimo con tutti coloro che ho incontrato!

E voi avete altri errori da segnalare? Altre situazioni imbarazzanti nelle quali vi siete trovati?
Quali sono le vostre storie negative? Ce le raccontate?


Se poi desiderate leggere tutto quello che io e altri amici abbiamo scritto su questo tema a questo link trovate di fila tutti gli articoli pubblicati e in questa pagina una serie di video e di testi che suggeriscono riflessioni su questa pratica di marketing.




lunedì 15 luglio 2013

Chi Cowinna mangia la mela!


Cowinning: un altro neologismo che vuole affascinare e in realtà finisce nel banale o una opportunità interessante che non va sprecata?
Opto decisamente per la seconda che ho detto e non solo perché conosco bene una buona parte dei membri del team,  (Rosa Giuffré ad esempio l’ho incontrata qui e qui invece le due chiacchierate con Veronica Gentili: una e due) al momento molte “quote rosa”, ma soprattutto perché trovo lo spunto e l’idea intriganti e capaci di portare del nuovo e con esso occasioni di lavoro.

Lasciamo che siano loro a spiegarci questa iniziativa.

Lo faremo in due puntate. Qui trovate la prima. Questa è la seconda puntata

Davvero il mondo social ci salverà?
Non lo sappiamo. Ci piace pensare che dopo tanto andare nella direzione tecnologica oggi l’uomo stia tornando alla dimensione delle relazioni, alle persone. Perché non saranno però gli strumenti  (social network, piattaforme sociali, comunità online) a salvare il mondo, ma le persone che le useranno nel modo giusto. Sicuramente i social network stanno influenzando i rapporti sociali e il modo di lavorare e molte cose stanno cambiando e speriamo proprio che la cultura della condivisione contagi tutti quanti.
Oggi sembra che esista solo lo storytelling: non è la solita moda che poi passa senza che nessuno se ne sia accorto?
Lo storytelling  è sicuramente di moda ma lo è soprattutto a livello teorico, direi che è più una riflessione più che una pratica diffusa. In fondo, se ci pensiamo, si fa storyteling fin dai tempi dei greci! Omero è stato il primo storyteller della storia! E' solo cambiato il luogo in cui farlo. Omero lo faceva nelle case dei nobili, ora noi lo facciamo sul web. Come concetto quindi non è nulla di nuovo, strutturare la comunicazione come un racconto è un espediente usato in diversi ambiti, per esempio nella didattica e nella pubblicità. Come  approccio di marketing è invece innovativo e attualmente solo alcune grandi aziende o imprese innovative lo stanno utilizzando, penso a Sammontana che ha realizzato questo video
In casi come questi si può capire quale sia l’efficacia di una comunicazione di storytelling, ma aldilà delle risorse messe in campo per la realizzazione di questi messaggi, credo sinceramente che anche una piccola impresa possa fare buon uso di questo approccio attingendo alla creatività e alla fantasia.

Che cosa vuol dire raccontare una storia?
Vuol dire farla vivere per sempre! Raccontare una storia vuol dire narrare di una trasformazione che passa attraverso alcune fasi: la consapevolezza e il senso della nostra identità, l’assunzione di un nuovo punto di vista, un passaggio e l’assunzione di responsabilità di tale cambiamento. Narrare una storia richiede anche una struttura, dei personaggi, un conflitto, una risoluzione, elementi che attivano la memoria e favoriscono l’apprendimento. Infine come dice Salmon, raccontare una storia implica la costruzione di un immaginario nel quale il lettore possa riconoscersi, richiamandosi a valori e sentimenti universalmente condivisi.

In 140 caratteri o poco più ci raccontate le vostre storie e quelle di cowinning?
C’era una volta una” signora del web” con poco tempo e tante idee. Capì che l’unione poteva fare veramente la differenza e che la propria conoscenza è come l’amore: più la condividi più si moltiplica. Fu così che diede il via a un’onda anomala che coinvolse il mondo della rete: ognuno portava agli altri il proprio valore e insieme crearono valore per altri. Loro da quel giorno definirono “co-winners” perché capirono che solo insieme si può vincere. (Nella foto Rachele Muzio)

Tutti questi eventi di “social qualcosa” alla fine non finiscono per essere raduni di iniziati autoreferenziali? A che cosa servono realmente?
Il pericolo dell’autocelebrazione esiste ma esistono anche molti eventi realmente interessanti, formativi che fra l’altro rappresentano un’occasione fantastica per fare networking.  Uno dei progetti di Cowinning è proprio quello di organizzare eventi e aprire il mondo social a più persone possibili. Abbiamo in serbo qualche idea per il nostro evento annuale che sarà definito in settembre e si svolgerà nel 2014. Seguiteci, ne vedrete delle belle!

Ma poi la gente paga veramente per questi servizi? e che cosa ne avrebbe in cambio?
Per quali? Cowinning non è né associazione, né società, né ha scopi di lucro, non vendiamo servizi o prodotti. Ovvio è una fantastica occasione di evidenziare alcuni professionisti che in questo modo hanno la possibilità di creare networking e intessere relazioni. Abbiamo ricevuto contatti per entrare in partnership come supporter ad alcuni eventi, ma ognuno di noi ha il proprio lavoro e la propria attività che si interseca necessariamente con l’attività di Cowinning per passione, per tipo di contenuti o perché semplicemente crediamo nel progetto.

G+ una élite di (marketing) nere, una bufala, un talento inespresso, un gioiello sottovalutato, o il prossimo successo della rete? perché?

Per noi G+ non è un “social network”, non si va su G+ per raccontare agli amici che “hai perso il gatto”.
G+ è un'identità portatile, è una rete di servizi che utilizzi e che crei attorno alla tua identità e che ti permettono di condividere con altre persone che usano i tuoi stessi servizi. Diventa così luogo dove c'è molta interazione e dialogo di qualità (se lo cerchi!). Tante informazioni utili e persone interessanti (se utilizzi lo strumento delle cerchie ad esempio, in modo intelligente!). E' una grande opportunità per le aziende che cercano visibilità online. Ma G+ è una grande occasione per migliorare anche le metodologie di lavoro in team. Abbiamo già scritto di G+ e continueremo a farlo perché ci crediamo molto. Noi ad esempio per interagire abbiamo eliminato le mail che creavano confusione e comunicazioni ridondanti. Abbiamo creato una community chiusa in cui poter discutere tranquillamente e a supporto sfruttiamo i canali che google offre, come Drive, Calendar, gli hangout… meraviglioso strumento che ci permette di vederci e parlarci e fare strabilianti riunioni unendoci da un estremo all’altro dell’Italia!


Funziona questo networking? Che risultati dà realmente? 
Diremmo proprio di sì Paolo! Ognuno di noi ha ricevuto e sta imparando molto, è vera esperienza sul campo: coordinarsi con altri 10 professionisti con background significativi non è sempre così semplice… sicuramente stimolante, ma credeteci che le discussioni ci sono! Faremmo una distinzione: team e percorso personale. A livello di team, da un punto di vista pratico, si sono aperte diverse possibilità da contatti con guest di grande rilievo che hanno scritto sul sito a partecipazione di eventi. Una giornata per noi importante è stata la giornata #nomafie del 21 marzo, grazie al Centro Asteria che ci ha voluto coinvolgere abbiamo offerto il nostro supporto comunicativo pre-durante e post evento. Abbiamo incontrato e ascoltato la signora Falcone e Aldo Giovanni e Giacomo, che promuovevano un contest rivolto alle scuole (tutt’ora aperto) che si intitola “siamo pacifici”
A ognuno poi si sono aperte altre prospettive: chi è diventato relatore per importante convegni, chi ha partecipato a nome del team a eventi. La cosa bella e importante è che noi tutti abbiamo una certezza ed è questa: sia che stai lavorando per te stesso, sia che stai promuovendo il progetto, la comunicazione che si percepisce è parte di uno stile che ci piace definire “gentile”. Sì, ci piace sapere che con educazione e gentilezza si può comunicare e coinvolgere: il singolo ha fiducia degli altri 10 anche per questa percezione e i risultati ci stanno dando ragione!


sabato 13 luglio 2013

La facile strada per trasformare la solita sinergia in CoWinning


Cowinning: un altro neologismo che vuole affascinare e in realtà finisce nel banale o una opportunità interessante che non va sprecata?
Opto decisamente per la seconda che ho detto e non solo perché conosco bene una buona parte dei membri del team,  (Rosa Giuffré ad esempio l’ho incontrata qui e qui invece le due chiacchierate con Veronica Gentili: una e due) al momento molte “quote rosa”, ma soprattutto perché trovo lo spunto e l’idea intriganti e capaci di portare del nuovo e con esso occasioni di lavoro.

 Lasciamo che siano loro a spiegarci questa iniziativa.
Lo faremo in due puntate. Questa è la prima.


Che cosa è cowinning e perché è nato? con quale obbiettivo?
Cowinning oggi è un laboratorio, un luogo nel quale esplorare nuove frontiere nell’uso dei social network, sperimentare modalità di utilizzo  che migliorino realmente la vita professionale e relazionale delle persone,   e ultimo ma non ultimo diffondere la cultura digitale. E’ un network di persone, che attraverso la condivisione e la partecipazione vuole evidenziare chi "crede nella rete come luogo da abitare secondo i valori dell’educazione, condivisione, partecipazione e nel rispetto delle differenze” (dal Manifesto Cowinning).

Perché è diverso da iniziative simili che esistono già?
La diversità di Cowinning dipende dalle persone, ogni persona che ne fa parte è unica come esperienze e competenze, ma soprattutto perché Cowinning è  nato per aggregazione spontanea fra persone che si conoscevano esclusivamente in Rete e che con sorprendente buona volontà e fiducia si sono unite per portare avanti questo progetto.
Infine direi che è diverso perché non persegue fini commerciali ma metodologici, culturali e sociali, e mi riferisco al sostegno di eventi o iniziative come ‘No Mafie’, occasione nella quale il progetto Cowinning ha scelto per presentarsi e che esemplifica un modo di abitare i social network diverso e finalizzato alla sensibilizzazione di un tema sociale come la lotta alla Mafia e la solidarietà alle vittime.

A chi è diretto? Chi sono i suoi “clienti”?
Non abbiamo “clienti” perché Cowinning è aperto a chiunque ha la mente aperta e ama la sperimentazione, a tutti coloro che credono del web partecipativo. Cowinning, infatti, si rivolge a giovani e studenti , a professionisti e anche alle aziende che desiderano dare valore alle loro comunicazioni sui social media: su Cowinning si trovano best practices, tutorial, ispirazioni, storie di persone che usano i social network in modo alternativo, per fare altre cose innovative e interessanti. Abbiamo scritto anche un manifesto (scaricabile così come tuttii contenuti che sono in creative Commons 3.0) così chi “capita” sul sito sappia quali sono le nostre finalità. 

Perché dovrebbe interessare questo pubblico?
 “Perchè la fame di conoscenza è dentro ogni uomo” e Non siamo su un palco a pontificare, ma in platea a confrontarci! Tutti oggi, persone e aziende, si  confrontano con la Rete e necessitano di idee, riflessioni, metodi e strumenti per utilizzare questa tecnologia in modo creativo, per imparare a comunicare, per ridare valore e senso a forme di collaborazione solidale, di condivisione e partecipazione che costituiscono una fantastica occasione di accrescimento personale e professionale.
Per esempio l’esperienza di #villacquaviva  ci ha insegnato come un’attività tradizionale possa diventare estremamente moderna quando utilizza la tecnologia e i social media in modo da fornire un reale servizio al cliente.

E chi costituisce la squadra di cowinning?
I fondatori sono 11 (all'inizio eravamo in 12 con Roberta Zanella, che per motivi di lavoro ha deciso di momentaneamente di essere sostenitrice del progetto).  Il team di Cowinning è costituito per la maggior parte da persone che lavorano abitualmente con Internet con differenti ruoli e a diversi livelli di conoscenza, dal più tecnico a quello più comunicativo. Sono persone che conoscono bene sia Internet che i social network e le loro dinamiche. Sono: Rachele Muzio, Matteo Piselli, Michaela Matichecchia, Veronica Gentili, Rosa Giuffrè, Cinzia Del Manso, Cristina Rigutto, Patrizia Soffiati, Katia D’Orta e Maurizio Brandolini e Sara Stella. Profili e Bio li potrete scorprire sul sito Cowinning . Dopo la reunion di aprile in cui ci siamo conosciuti direttamente (eh sì siamo nati online!) Abbiamo deciso di definire anche un documento che definisce alcune piccole regole di buon comportamento che ognuno di noi è tenuto a rispettare. Ci piace però sottolineare che il tutto, fin dall’inizio, è basato sull’onore della parola data. Nessun contratto, nessun obbligo, un impegno che torna a dare valore al concetto (ormai inesorabilmente e tristemente in disuso) del valore della parola data.

È aperto a new entry? Che cosa bisogna fare per essere selezionati?

No, non prendeteci come “selezionatori”! Questo è ancora un argomento aperto al quale teniamo molto e che stiamo approfondendo da qualche mese (viste anche le numerose richieste che ci sono pervenute). La nostra voglia di far entrare altre persone è fortissima tanto che stiamo studiando forme di coinvolgimento a più livelli: abbiamo fan che seguono i post e ci aiutano con la diffusione dei contenuti; i guest o ai supporter che si sono resi disponibili per produrre contenuti e aiutarci nell’organizzazione di eventi che sono previsti dal prossimo anno.
Questa è un'evoluzione di Cowinnig che vogliamo sia ben studiata perché le finalità, i modi e i principi permangano e vengano rafforzati. A settembre sapremo essere più precisi.



Davvero il mondo social ci salverà?
....
.....
Per avere la risposta a questa domande... stay tuned, alla prossima puntata! 

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...