giovedì 25 aprile 2013

Quando il brand permette la conquista (parte seconda)





Riprendiamo l’intervista a Francesco de Biase e all’opportunità per i brand italiani di sfondare negli USA. La prima parte si trova qui.

  1. prodotto o brand che cosa è più importante in questo mercato?
Sono entrambi importanti. Perché un brand venga riconosciuto deve offrire al mercato un prodotto Eccellente. Con il prodotto si conquista il cliente, la sua mente, le sue emozioni. Grazie al prodotto l’azienda può rendere il suo brand evocativo di emozioni ed esperienze uniche. Ma, se vogliamo parlare di “importanza” allora dobbiamo chiederci cosa è più importante Comunicare: il prodotto o il brand?
Ecco, allora l’approccio deve essere diverso.
La comunicazione deve necessariamente essere incentrata sul brand.
Le aziende per vendere il loro prodotto devono necessariamente “comunicare”; ma sarebbe un errore pensare che si debbano concentrare le forze sul prodotto.
Questo vorrebbe dire che l’azienda dovrebbe ricominciare da zero ogni volta che crea un prodotto nuovo.
Il brand invece diventa sinonimo di qualità, eccellenza, stile, lusso.
Il brand diventa identificativo per ogni prodotto creato dall’azienda. Il cliente che lo riconosce riconosce automaticamente anche la qualità dell’azienda e quindi dei suoi prodotti.
  1. come si fa a costruire un brand?
FQuesta domanda racchiude in se la chiave per risolvere la sfida più affascinante che imprenditori e uomini di Marketing di ogni azienda devono affrontare.
Il Brand non è solo un Logo, è qualcosa di “intangibile” che evoca emozioni, sentimenti.
Appare però evidente l’impossibilità di dettare le tappe che conducono alla costruzione di un brand capace di generare valore incrementale (equity) rispetto agli assets tangibili, quando non si chiariscono i meccanismi che conducono alla “notorietà di brand” (brand awareness) ed infine alla “fedeltà di marca” (brand loyalty). 
Iniziamo dal primo passo, la “notorietà di marca”.
La prima  necessità è quella di costruire preliminarmente un’identità di marca e di “renderla visibile”.
Quello di “identità di marca” è un concetto molto forte che, ovviamente, sottintende la volontà di “dare forma” al brand ancorandolo alla realtà e alimentandolo di una consistenza in grado di rifuggire al mero esercizio di valori  astratti o troppo idealizzati.
Il Brand deve assumere così una vita propria, con una propria fisicità esteriore e con il proprio carattere.
La fisicità è, a grandi linee, conferita dall’identità visiva della marca quella che viene definita “visual identity” dettata in primis dal brand namedal logo e dal payoff.
E’ impossibile definire in poche righe il plan necessario a raggiungere l’obbiettivo.
Però, in una riga possiamo definire quello che deve essere il risultato finale del plan che imprenditori e uomini di marketing devono aspirare per la propria azienda e per il proprio brand:
Far si che i clienti associno velocemente e in modo automatico il Brand a “una serie di benefici” tangibili e intangibili che si ottengono con i prodotti del Brand.
E’ una promessa che l’azienda fa ai propri clienti per il futuro e la reputazione dell’azienda e del brand dipende interamente da quanto bene gli imprenditori manterranno questa promessa.
Ecco perché (rifacendoci alla domanda precedente) è importante sia il prodotto che il brand.
  1. quali sono gli errori più comuni e dannosi che hai visto compiere ad aziende italiane?
Sono diversi gli errori che gli imprenditori italiani fanno, ma credo che il più comune ed anche peggiore che sistematicamente commettono è la presunzione.
La maggioranza degli imprenditori e manager italiani ancora pensano che basti produrre un prodotto di qualità marchiato “Made in Italy” perché il mercato si prostri e lo acquisti incondizionatamente.
Non è più così!
Benchè giornali e riviste italiane continuino a propagandare una serie di dati che sembrano estratti dal sacchetto della tombola i quali danno le esportazioni in crescita, la realtà dei fatti è che dal 2010 non è più così. Il 2010 è stato l’ultimo anno con dati positivi per le esportazioni di prodotti italiani.
Prendiamo come esempio gli States.
Fino a 15-20 anni fa, bastava avere un buon prodotto Made in Italy e presentarsi agli importatori americani con un piano marketing decoroso e facevano la fila per poterlo importare.
Ora però, il mercato USA è pieno di prodotto Italiani di qualità, le aziende continuano a presentare prodotti che, ovviamente, sono di alto livello, ma non trovano importatori e distributori.
Perché?
Perché gli imprenditori hanno la presunzione di pensare che basti il prodotto perché si interessino a loro. Non è più così!
Ora, solo le aziende disposte investire prima di tutto in operazioni di Marketing e Comunicazione vengono prese in considerazione.
Bisogna presentarsi con un budget da investire in Brand Building per poi poter vendere il prodotto.
Di prodotti di alta qualità ce ne sono a migliaia, ma le aziende disposte ad investire in Brand Building si contano sulle dita di due mani.
  1. che cosa dovrebbero fare invece?
Le cose da fare sono molteplici e diverse per ogni tipo di azienda e prodotto.
Però una le accomuna tutte, indipendentemente dal prodotto.
Il primo passo che le aziende e gli imprenditori italiani devono fare è quello di programmare una strategia di Brand Building e MarCom per far conoscere il Brand (Brand Awareness), per posizionare il proprio brand e di conseguenza il proprio prodotto nella fascia di mercato adatta per il target di clienti al quale ci si rivolge.
E’ un operazione che richiede da 12 ai 18 mesi, dipende dal prodotto e dal tipo di investimento; ma è necessario programmare una finestra temporale ampia perché si possa aver successo.
Ma i risultati arrivano. Garantito!
Saranno poi l’importatore e il distributore con la rete commerciale a presentarsi per chiedere di commercializzare il brand e  il prodotto.
Questo vuol dire anche sedersi al tavolo per discutere il contratto di commercializzazione con una posizione più forte.

  1. puoi dare 3 consigli di base alle aziende che vorrebbero esportare le loro creazioni/creature? 
Dare consigli è difficile senza conoscere l’imprenditore e l’azienda; anche perché ogni realta è diversa, con una storia diversa e problemi diversi.

Però posso dire cosa ho fatto io per la mia azienda.

Il primo passo è stato, ovviamente, preparare un Marketing Plan per i miei prodotti e servizi, una pianificazione che tenesse conto del mio mercato di riferimento e del target di clientela alla quale volevo vendere i miei servizi.

Lo stesso MP mi ha permesso anche di pianificare il budget necessario per poi tagliarlo su misura per quello che erano le reali disponibilità della mia azienda.

Il secondo passo è stato pianificare le attività di Brand Building e Marketing che permetessero alla mia azienda di farsi conoscere.

Quindi abbiamo creato una serie di eventi a tema dove il nostro brand avesse la massima esposizione mediatica. Attenzione, non ho detto “abbiamo fatto pubblicità”!

Ancora si pensa che fare pubblicità serva a far conoscere un brand. Non è così, la pubblicità serve a far conoscere un prodotto, il brand va costruito con la comunicazione.

I nostri eventi erano tutti incentrati su temi come Made in Italy, Vacanze Italiane, Servizi di Concierge, etc.

Abbiamo cercato partner locali che fossero molto forti nelle PR e nella gestione degli eventi ed è stato un successo a costi veramente accessibili a tutti.

Anche perché, il nostro punto di forza è stato creare le sinergie con aziende che avessero in programma lo stesso tipo di strategia.

Per noi è stato semplice anche perché un parco clienti VIP lo avevamo già ed è servito da volano per attirare nuovi clienti ai quali ancora non avevamo accesso.

Il terzo passo è stato pianificare una continua attività di Brand Positioning e Marketing che ci permettesse di rafforzare la nostra presenza nella vita del cliente.

Attività che ci hanno permesso di raccontare mese dopo mese la storia e l’evoluzione della nostra azienda e del nostro brand.

Ogni volta che abbiamo un servizio nuovo, una destinazione nuova da proporre, organizziamo un evento per presentarlo, invitiamo clienti VIP e partner … il risultato è stato creare una connessione diretta con le “emozioni” sia dei clienti finali che dei partner.
Ogni volta che sentono parlare o vedono il nostro Brand, ricordano le emozioni provate durante gli eventi, sognano le destinazioni proposte e… vogliono riprovarle.

Come diaciamo sempre noi:

L’amore per il bello è gusto. La creazione del bello è arte.

We keep inspiring luxury dreams.

martedì 23 aprile 2013

I tanti significati di "rete"






Rete vuol dire tante cose: può essere una gabbia che ti avvolge molle e ti imprigiona senza quasi che te ne renda conto. Può essere la salvezza per le cadute. Può essere l’esultanza per un successo raggiunto. Può essere l’ostacolo che ti sbarra la strada. Può essere il condotto che trasporta la tua energia ovunque.
E può essere una serata a Milano in una primavera che finalmente ci regala il sole e la luce. Grazie ad H2Biz e agli sforzi del suo presidente Luigi De Falco quasi una cinquantina tra imprenditori e professionisti, principalmente dell’area servizi, si sono trovati lunedì 15 aprile presso gli Uffici Regus di via Torino, immediatamente nominati sede ufficiale del neonato H2BizClub Milano, per capire se e come fosse possibile trovare sinergie e sviluppare nuovi business.
Bella impresa ovviamente! Perché se la simpatia è scattata subito e con essa una buona dose di comprensione reciproca sulle difficoltà del momento, un po’ più complesso avrebbe potuto sembrare trovare una linea comune tra imprese a volte anche potenzialmente concorrenti.

Ma più che il timor poté la fame, o la fama se vogliamo: cioè la consapevolezza che per poter avere successo, anche insieme, è fondamentale creare un clima culturale favorevole. Riuscire a superare quelle obiezioni incancrenite di molte PMI italiane che possono essere riassunte da queste frasi simbolo

“abbiamo sempre fatto così”
“il nostro mercato è differente”
“il nostro prodotto è imbattibile”
“non vorrai che ti pago per queste idee, vero?!”

La collaborazione tra aziende che fanno della novità, della produzione di idee, dello studio, della creatività, della soluzione, dell’innovazione il loro reale e concreto valore aggiunto, parte proprio da qui. E l’accordo è nato spontaneo con la promessa reciproca di sostenersi proprio nell’educare le PMI italiane che la fortuna oggi non dipende più dal prodotto, dato che questo è solo la premessa, il prerequisito indispensabile, ma nel modo con cui si riesce a farlo arrivare al mercato globale e ci si protegge le spalle con soluzioni a misura di successo.

Poiché l’uomo è relazione, la serata si è conclusa nel migliore dei modi, con la condivisione delle idee e nuove conoscenze attorno ad un aperitivo, per iniziare a tessere la rete di relazioni che rilancia lontano.

Questo è solo l’inizio: a giugno ci sarà il secondo incontro, e con due punti si può tracciare una retta, che come insegna la matematica, è infinita. Come una rete che si estende in tutte le direzioni.

lunedì 22 aprile 2013

Quando il brand spinge alla conquista della Grande Mela (parte I)




Portare l’Italia dentro a New York nelle più spettacolari ambientazioni per farsi conoscere nella più favolosa città del mondo non è più solo un sogno oggi per le PMI italiane, per gli stilisti e per gli artigiani. Grazie al fatto che quest’anno è l’anno della cultura italiana negli States Francesco de Biase ha creato un modello che permette a tutti, con investimenti contenuti, di essere introdotti nella Grande Mela per giocarsi la loro partita e sfruttare l’opportunità di farsi strada. E non solo a Manhattan ma anche in altre metropoli interessanti per il business italiano degli USA.
Abbiamo chiesto a Francesco de Biase, che dal 2006 dirige l Global LifeStyle Ltd., l’azienda che ha fondato una Luxury Tailor Made Tour Operator & Concierge Services Specialist company con base a Londra, di spiegarci meglio di che cosa si tratta questo suo nuovo progetto.
Ma prima voglio riportare una sua affermazione che chiarisce bene l’approccio, che condivido e reputo vincente, che ha guidato le scelte per la sua azienda e per questa nuova idea:
da quando siamo nati abbiamo iniziato a lavorare con clientela di alto profilo americana, gli anni seguenti sono sempre segnati da crescite sia in termini di fatturato che di parco clienti acquisito.
Il tutto sempre senza una sola sterlina investita in pubblicità. Solo comunicazione e marketing.
Ho sempre detto a tutti i miei soci e collaboratori: farò pubblicità per la nostra azienda e per i nostri brand il giorno in cui vedrò la pubblicità della Rolls Royce.
Ora è la volta di un nuovo progetto: Made in Italy Flavors.
Un contenitore Marketing & Communication che permette ad aziende di alto livello di fare Brand Building e Brand Positioning investendo in modo intelligente”.

Ecco la prima parte dell’intervista
  1. ci descrivi brevemente il progetto?
Made in Italy Flavors nasce anche grazie alla richiesta di alcuni nostri clienti di poter partecipare a Esperience Esclusive dal Sapore Italiano anche senza per questo dover venire in Italia.
Così abbiamo creato una serie di eventi VIP per clienti di alto profilo a numero limitato, eventi organizzati una volta al mese a NY, Miami, Los Angeles che hanno come tema principale il Made in Italy, quindi cucina, vino, musica classica e lirica, etc. Sono eventi organizzati in modo tale da poter essere utilizzati dalle aziende per le loro strategie di Brand Building, Brand Positioning, Marketing & Communication con dei costi assolutamente accessibili.
  1. perché una azienda italiana dovrebbe partecipare?
Sono molte le aziende e non solo giovani, che non hanno ancora intrapreso la strada per conquistare quote di mercato all’estero e per vari motivi.
Uno dei motivi principali è sicuramente imputabile agli investimenti necessari per iniziare una strategia efficace di Brand Building. L’errore più comune che gli imprenditori Italiani fanno è quello di pensare che per esportare e vendere il proprio prodotto all’estero sia necessario avere una rete commerciale. Niente di più sbagliato. Non è più sufficiente fregiarsi del marchio “Made in Italy” perché sia garanzia sufficiente ad assicurare volumi di vendita elevati, ma neanche minimi.
Ciò che bisogna fare oggi è vendere il Brand non il Prodotto.
Per poter vendere un prodotto, bisogna che il mercato lo riconosca come “Brand” e quindi lo acquisti.
Le aziende Italiane dovrebbero partecipare perché hanno così modo di presenziare come sponsor con il proprio Brand ad eventi esclusivi e iniziare così il processo di Brand Building e Brand Positioning con investimenti minimi. (NdB che può essere  consolidato ad esempio utilizzando 411 Voices come suggerisce questo video)
Questo perché non è necessario dover sopportare un investimento in Marketing e Comunicazione di diverse centinaia di migliaia di euro da soli, con “Made in Italy Flavors” le aziende possono accedere a eventi di alto profilo organizzati da noi organizzati per promuoversi e far conoscere il proprio brand e di conseguenza i propri prodotti.
  1. che tipo di aziende potrebbero avere successo?
Tutte quelle aziende medio piccole che producono prodotti del Made in Italy di altissima qualità, ricercati, fatti a mano e anche su misura su specifiche richieste del cliente. Artigiani delle scarpe, dell’abbigliamento, del mobile, della ceramica, dell’enogastronomia, dell’ospitalità.
Tutte quelle aziende che hanno un prodotto unico e che possono renderlo ancora più unico per il cliente di alto profilo.
  1. perché gli USA in questo momento e non Russia Cina o Brasile?
Beh, il 2013 è stato battezzato “Anno della Cultura Italiana in USA”, è l’anno del Bicentenario di Giuseppe Verdi; due temi che noi stiamo utilizzando per i nostri eventi e che permetteranno ai nostri partner di godere di una Luce particolare per il loro Brand.
  1. come sta andando il mercato del lusso e dell'esclusività nel mondo?
E’ un mercato che sembra non conoscere crisi. Anche il 2013, secondo le previsioni, sarà un anno di grande crescita per i grandi Brand del settore del lusso.
Dalle casa di alta moda ai servizi del settore del lusso, comprese le Vacanze Tailor Made di Lusso, tutte le aziende registrano cresicte annuali, che nella peggiore delle ipotesi possono attestarsi intorno al 12%-14%.
Però è doveroso aggiungere una piccola nota.
Ho parlato di Brand del lusso e non di prodotti di lusso. E’ stato voluto.
Mi spiego meglio, ci sono tante aziende artigiane in grado di fare prodotti di altissimo profilo, unici ed esclusivi… Ma non sono conosciuti!
Ecco perché se qualcuno di loro legge questa mia risposta potrebbe avere qualcosa in contrario sulle mie affermazioni.
  1. che cosa va inteso in realtà per lusso ed esclusività?
Il “Lusso” è il Meglio di ogni forma d’arte e, come ogni forma d’arte, deve essere in grado di evocare un emozione. Di conseguenza, così come ogni capolavoro… la qualità è intrinseca nel prodotto.
Il Lusso e l’Esclusività appartengono alle emozioni e non necessariamente al prezzo.
Sicuramente tutto ciò che è lusso può essere costoso, ma non necessariamente tutto ciò che è costoso è Esclusivo.
Posso acquistare una borsa di pelle molto costosa, ma se l’azienda la produce in più di un esemplare allora non sarà Esclusiva.
L’artigiano che produce la borsa basandosi su un mio desiderio, su una pelle particolare, con rifiniture scelte da me, allora realizza un prodotto che oltre ad essere lussuoso è anche Esclusivo. Perché avrò solo io quella borsa e non sarà replicabile.

La seconda parte dell’intervista andrà in onda mercoledì 24 aprile

martedì 9 aprile 2013

Why approaching that market? Ma chi te lo fa fare?

English version first: 
scroll down for italian one
La versione italiana è qui sotto: scorrere per raggiungerla, grazie




Sometime I feel confused. And some way abused. Talking with (potential) customer to help them develop a sales strategy, or just to work on their messages to the market, I always ask a question. Well, a couple of:

- who are your customers? I mean not just which kind of companies or people, but also which is their role inside those organizations;
- which is your added value? why are you more worthy than your actual competitors?

Simple questions. Basic ones. If you do not offer to the present market an alternative value to the one the actual suppliers are proposing, why do you believe customers would even consider to invest time in meeting you?
I'm amazed by the fact that very often these questions do not get an answer but a puzzled face claiming: "what the hell are you saying? They will buy from me because my product is good and I'm reliable!".
Really?

Versione italiana




Talvolta sono confuso e mi sento forse anche un po' preso in giro. Quando parlo con clienti (potenziali) per aiutarli a sviluppare una strategia di approccio al mercato o anche solo per aiutarli a definire ciò che serve loro per comunicare il loro messaggio ai clienti, che si tratti di web, brochure, newsletter, di solito pongo due domande semplici e dirette:

- chi sono i tuoi clienti? A chi ti rivolgi? Non intendo solo le diverse tipologie di aziende, ma anche i ruoli delle persone in quelle aziende che costituiscono il tuo interlocutore di base;
- qual è il tuo valore competitivo? che cosa sai far meglio dei concorrenti? perché vale la pena fornirsi da te?

Se non dai di più, perché qualcuno dei clienti nel mercato dove vuoi entrare dovrebbe abbandonare il suo fornitore per correre da te? O anche solo investire del tempo per conoscerti?
E sorprendentemente spesso queste domande non ottengono in risposta se non una faccia stupita, amareggiata e irridenti che dice : "ma che accidenti dici? Compreranno da me perché il mio prodotto è ottimo e perché io sono affidabile!".
Davvero?



sabato 6 aprile 2013

Il Vivaio della Moda e della creatività a caccia di partner




Maria Chiara Martina è uno di quei personaggi eclettici e funambolici, capaci di affascinarti in tutto quello che fanno: stilista, creatrice di Olimpia una scultura-abito-gioiello decisamente creativa e capace di attirare l’attenzione di Hollywood, documentarista, ce ne parlerà a breve lei direttamente, ha creato Fiore Dentro un po’ e-boutique, un po’ rivista, un po’ conversazione. E un modello per portare tutto questo in giro come un cantastorie moderno. 

Ci racconti chi sei, la tua storia? 
42 anni, moglie e mamma di 3 con un quadrupede (che adesso è la mia copertina di Linus!) di 3 anni. Se dovessi trovare un'immagine che mi descriva, ti direi "funambola"
Mi laureo in Tecniche della Comunicazione (una delle prime cavie di Torino) a metà degli anni '90 pensando di finire nel mondo dorato della pubblicità e della TV... In effetti, con la Tv ci lavoro: seleziono, promuovo e gestisco i diritti di programmi TV (documentari e animazioni) da 14 anni proponendoli sul mercato nazionale ed internazionale. Insieme a questo strano mestiere, ho fondato e gestito  Fioredentro™, bocciolo della moda.
Funambola come dicevamo...

Ti senti più artista, stilista, scrittrice o organizzatrice di eventi? o tutto insieme? perché? 
Facciamo che sono un potpourri tra tutto... Credo che, alla fine della fiera, la matrice di tutto sia una sorta di "creatività trasversale". Mi possiede dentro senza limiti. E' una bella forza ma va gestita...

Che cosa è Vivaio, come lo descriveresti in un tweet o poco più? 
Moda autentica e contenuto eccellente... un'esperienza da Nuovo Rinascimento. Un format per condividere esperienze e proposte di moda. Un po’ sfilata un po’ evento culturale. Vivaio è un format in cui la moda si riempie di contenuto ed il contenuto diventa attraente come la moda. Un'esperienza in cui il protagonista di tutto è il bello, in senso materiale ed immateriale

A chi è rivolto? 
È aperto al pubblico ma ad un pubblico attento, a tutti coloro che amano il Bello "rotondo", quello che è tangibile e intangibile, il Bello autentico in cui c'è corrispondenza tra forma e sostanza. Il bello è Bello se è coerente sia sul piano materiale (il prodotto realizzato rispettando la persona) sia sul piano immateriale (per il contenuto ed il messaggio che veicola)   

Che obiettivo vuole raggiungere? 
Diffondere il Bello rotondo e quella che chiamiamo un'economia di prossimità, vicina alla persona

Dove si svolge? 
Vivaio di Fioredentro™ è un format che abbiamo finora proposto a Torino, la nostra città. Abbiamo privilegiato location inconsuete per un evento moda (pasticcerie), andando a sostenere con il nostro evento persone illuminate che hanno creato spazi belli in zone periferiche. Siamo convinti che il Bello vada portato dove non c'è. Ci piace osare e ci piacciono i coraggiosi! Cominciamo ad avere richieste per portarlo in giro...

Come pensi di promuoverlo? come è possibile contribuire al successo di Vivaio? 
Aiutandoci a replicarlo portandolo in giro per l'Italia :-) 

Che argomenti pensi di trattare nei prossimi incontri? 
Top secret per il momento ma certamente... eccellenti!


giovedì 4 aprile 2013

The touristic use of the web - Impariamo a usare il web per il turismo

English text first, to get the italian version scroll down.

La versione italiana è qui sotto: scorrere per trovare il testo in italiano.





I flew to Buenos Aires to discover a best practice in tourism. And that’s quite an hard lesson for a country which could be considered one of the most beautiful and for sure the richest one in terms of art patrimony. But yes, I learnt how to manage perfectly an hotel structure. I’m talking of Vain Boutique Hotel in the Palermo Soho Barrio in Buenos Aires. I met them on TripAdvisor and that’s the first sign of avery smart (web)marketing campaign. They play very well this game with a solid presence in the web: Facebook for example.
Their website presents straightly their rooms (gorgeous and elegant like the whole hotel) but even more precisely the service they offer: we liked very much the possibility to book a transfer that took us at the airport and drove us to the hotel.
And here you start discovering the best part: the service is truly astonishing. Not just everyone is polite and helpful, rich of suggestions and support, but the do really care for you! So at the end of the day the whole picture invite, should I say compel, you to spend your word of mouth for them (as I’m doing by the way) not just posting a good advice in their TripAdvisor page (what they gently ask to do with a panel in your room) but talking about them with your friends.
The excellent and passionate service, the neverending breakfast, connected to their large web presence suggest a continuous discussion and interaction that is very social.
And since I use to work with companies and organization, I have to say that their organization too is excellent, with people covering different role all in a very amiable and professional way. I think we could learn from them.




La versione italiana






La lezione che viene dall’Argentina può essere considerata una eredità di ritorno da una nazione che all’Italia deve molto se non altro in termini di immigrati.
Certo per certi versi colpisce che in fatto di turismo e di conduzione di strutture noi italiani, gestori di uno dei Paesi più belli del mondo e sicuramente il primo in quanto a patrimonio artistico, si debba imparare dagli argentini, ma forse il punto è proprio qui: travolti dal dono della nostra storia ci siamo ingabbiati nell’abitudine (abbiamo sempre fatto così) senza trovare strade nuove e idee innovative per attirare sempre più turisti e aumentare il giro d’affari. Tempo fa abbiamo parlato con la proprietaria di un agriturismo nelveronese che ci ha raccontato come introdurre la tecnologia, ieri il CorSera raccontava l'iniziativa di Prato e della webfiction per rilanciare la città. Oggi vorrei presentare la bellissima esperienza vissuta di persona al VAIN Boutique hoteldi Buenos Aires, quartiere Palermo Soho.
Scovati grazie a TripAdvisor mi hanno colpito subito per l’uso intelligente del web: intanto curatissima la loro pagina sul sito dei consigli dei viaggiatori, per non parlare poi delle altre presenze in rete.
Il loro sito personale propone con garbo e accuratezza la descrizione del piccolo e grazioso hotel (decisamente curate e accoglienti le stanze come il resto dello spazio comune con la bellissima terrazza/salotto) ma sopratutto offre una serie di servizi interessanti tra cui,l’abbiamo scelto, la prenotazione di un transfer dall’aeroporto all’albergo. Non male in un paese in cui dicono che la microcriminalità non infrequente richiede una certa attenzione: sapere di non doversi occupare della scelta del taxi giusto è già un vantaggio.
Ciò che poi stupisce di più è l’elevatissimo livello del servizio non tanto per tutto quello che offrono (colazioni senza fine e decisamente prelibate, ogni tipo di suggerimento e consiglio fino alle prenotazioni di ristoranti ed escursioni) ma per come lo offrono : con passione e impegno personale. Si capisce che ci tengono. Ci si sente in famiglia, quando ad esempio torni da un lungo giro in bici e non appena glielo dici ti offrono subito n bicchiere d’acqua per riprenderti. 

Una piccola cosa, ma significativa.
In camera ti chiedono, con delicatezza attraverso un quadretto sulla scrivani, di lasciare su TripAdvisor una recensione per loro e lo fanno usando il codice QR che ti rimanda alla loro pagina.








A proposito come sono avanti in Argentina con questi codici e quindi con la informatizzazione della vita! Ogni negozio ha in vetrina un codice QR con tutti i dati fiscali e organizzativi necessari. Non male!
Ottima anche l’organizzazione che si avvale della multidisciplinarietà del personale: chi sta al banco del check in oltre a dare suggerimenti e servizi agli ospiti aiuta a servire la colazione e gestisce il piccolo bar.
La strategia di VAIN è dunque circolare: mi faccio conoscere via web e alimento il passaparola con un servizio così eccellente che non solo suggerisce, ma quasi impone di parlare bene di loro.
Come sto facendo io.
Quando impariamo in Italia a impostare così bene una strategia di crescita?

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