lunedì 19 ottobre 2015

La lezione del rugby: i simboli






Le società di rugby, oltre che per i colori sociali, si distinguono per il simbolo scelto.
Su questo argomento non si conoscono statistiche ufficiali ma sembrano prevalere i simboli zoologici. Ogni genere di animale campeggia sulle maglie e sui logo delle più diverse società sportive. Fra la nobiltà del rugby mondiale oltre agli animali ci sono altri simboli che identificano la nazionale di appartenenza ancor più della bandiera.
Tra i simboli dedicati ad animali troviamo:
§  La Francia con “il gallo”: i latini identificavano con la parola "Gallus" sia l'animale sia l'abitante della Gallia, regione corrispondente all'attuale Francia che venne conquistata da Giulio Cesare alla metà del I secolo a.C. Nel XVII secolo Colbert sceglie il gallo ("le coq") come contraltare all'aquila austriaca, ma il simbolo si afferma solo durante la Rivoluzione Francese, quando si sostituisce alle insegne dei Borboni.
§  L’Australia con “gli wallabies”: nella terra dei canguri, come soprannome di una delle potenze rugbistiche mondiali è stato scelto questo piccolo e veloce marsupiale.
  • Il Sudafrica con “lo springbock”: piccola varietà di antilope che salta nelle radure del paese. Inizialmente sport elitario per soli bianchi, con la fine della politica razziale terminò anche l’isolamento della nazionale ed inizio un cambiamento tutt’ora in atto che vide l’ingresso di giocatori di colore sempre più numerosi, tanto che oggi al simbolo dello springbock si affianca la protea a rappresentare le altre etnie.
  • L’Argentina con il “puma”: Il mito dei Pumas nasce con gli emigranti britannici impegnati nelle compagnie ferroviarie, verso la metà dell'Ottocento. In realtà il simbolo rappresenta il giaguaro delle Ande. La consacrazione a livello internazionale avvenne però a partire dal secondo dopoguerra, con le tournée sudamericane delle maggiori nazionali del pianeta, tutte sconfitte tra gli anni '60 e '70.
Altri tipi di simboli appartengono a:
§  L’Inghilterra con “la rosa”: la rosa viene importata in Inghilterra da Eleonora di Provenza, che va in sposa al re Enrico III. Due secoli dopo scoppia la guerra delle due rose: i Lancaster (rosa rossa) e gli York (rosa bianca). La rosa dei Lancaster rimane come simbolo dell’Inghilterra anche se alla guerra fa seguito l’avvento della dinastia dei Tudor.
§  L’Irlanda con “il trifoglio”: nel rugby Eire ed Irlanda del Nord scendono in campo schierando una squadra unificata con elementi di entrambe le realtà. Quindi si utilizza una bandiera particolare con lo stemma verde della Irish Rugby Football Union cioè il trifoglio con palla da rugby su campo bianco.
§  La Scozia con “il cardo selvatico”: intorno all’anno 1000 i danesi invasero la Scozia. Nel tentativo di conquistare il castello di Staine senza colpo ferire si tolsero le scarpe prima di avanzare. Ma non fecero i conti con le distese di cardi e camminandoci sopra vennero punti. Ciò li urlare dal dolore, svegliando così gli scozzesi che poterono respingere l’assalto. Ecco perché il cardo selvatico divenne il simbolo della nazionale di rugby.
§  Il Galles con “le tre piume di struzzo”: due teorie accompagnano questa scelta. La prima riguarda la vittoria sui francesi nel 1346 che permise al principe Edoardo di impadronirsi dell’armatura e dell’elmo del re di Boemia, alleato degli sconfitti. L’elmo è ornato dalle piume di struzzo. La seconda ricorda che le piume appartenevano alla madre di Edoardo.
§  L’Italia con “lo scudetto tricolore”: la rappresentativa nazionale porta sul petto lo scudetto tricolore verde, bianco, rosso modellato sulla foglia sannitica antica, inventato da Gabriele D’Annunzio durante le sue avventure militari prima su Vienna e poi su Fiume tra il 1918 e il 1920.
§  La Nuova Zelanda con “la felce argentata”: è usata come bandiera non ufficiale in Nuova Zelanda, ed è spesso affiancata alla bandiera ufficiale. La felce rappresenta simbolicamente il cambiamento e la rinascita del popolo neozelandese. Fu usata per la prima volta sulle insegne militari neozelandesi durante la seconda Guerra Anglo-Boera (1899-1902).
Alcuni di questi simboli sono diventati ancor più identificativi della nazione stessa. A parte la Nuova Zelanda che ha costruito intorno al marchio All Blacks un brand di un valore elevatissimo, ma questa è un’altra storia, nessuno nel mondo ovale, ad esempio, dice Argentina o Australia o Sudafrica, ma le rispettivi nazionali si chiamano Pumas, Wallabies, Springbosks.

Il Rugby e la formazione manageriale

Il marchio, il brand di un'azienda ha un valore per il mercato.
Nel senso che il marchio comunica tutto dell'azienda o del prodotto.
Spesso si è portati a trascurare l'importanza di questa combinazione che costituisce il marchio: nome, logo e playoff. Ma è un errore che rischia di costare caro.
Basterebbe ricordare che il marchio ha un significato per i clienti, ma anche per fornitori, banche, investitori, dipendenti, etc. Una corretta politica di marketing strategico impone di pensare al brand come un elemento chiave per trasmettere un concetto, un significato, un'idea al mercato.
Più in generale il marchio deve essere pensato per racchiudere in sé un'idea di valore, da far percepire.



THIS IS RUGBY





Roberto Rade
Esperto consulente formatore nel campo della vendita, si pone come partner dei clienti per aiutare la forza vendita a sviluppare competenze sempre più capaci di fare la differenza La metodologia con la quale si sviluppa ogni attività d’aula segue i più moderni schemi di apprendimento del Behaviour Modelling. Le tematiche oggetto di interventi consulenziali e formativi, che per la maggior  parte dei casi sono costruite ad hoc seguendo le specificità del settore di appartenenza, comprendono:

•     Marketing
•     Tecniche di vendita base
•     Vendita complessa e BtoB
•     Tecniche di negoziazione
•     Customer service
•     Comunicazione e relazione
•     Public speaking
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•     Leadership
•     Motivazione 
•     Problem solving e creatività
•     Team building e Teamwork


•     Coaching

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