lunedì 3 ottobre 2011

The Groupon affair - L'affare groupon


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Ero un fan di Groupon, una società on line che sta crescendo esponenzialmente a livello internazionale e sta per quotarsi a Wall Street. Ottime proposte, ottimi prezzi, meccanismo semplice.
E gli acquisti erano davvero vantaggiosi, così grazie a Groupon prima delle ferie abbiamo potuto invitare alcuni amici a cena trovandoci davvero bene.
Così ho continuato per avere l’opportunità di godere della compagnia di altri amici a cena, senza spendere troppo e senza pesare sulle spalle della mia signora. E così ho scoperto la fregatura.
I ristoranti hanno cambiato modo di fare: se prima accettavano tutti (la crisi estiva?) adesso mettono le mani avanti: non c’è posto, i tavoli riservati a Groupon sono pochi, bisogna prenotare con largo anticipo (anche un mese prima) e cose del genere.
Nulla di tutto questo compare né nell’offerta on line né nel voucher che ho ricevuto.
Che cosa sta facendo Groupon a questo proposito? Stanno cercando di ragionare con i partner produttivi per difendere la propria reputazione? Apparentemente no. Come spiega Stefania Boleso in questo interessante articolo.
Che cosa possiamo fare insieme? Perché questa vicenda ha proprio a che fare con la vendita referenziata. Come possiamo sfruttare il potere della rete per far smuovere Groupon e vincere la sua inerzia?



English version






I was a fan of Groupon, a web company whose reputation widely depends on the quality of the services offered by its partners.
It’s a growing company with a pending access to Wall Street. And the purchase I made through them really satisfied me. Before August bought some coupons for dining and invited friends for a nice evening together.
Everything worked smoothly and the advantages were valuable.
So I bought some more for our “fall campaign”. My intentions were to get the chance to invite more friends and enjoy their company. This time something went wrong.
Restaurants, the producing partners, start building some walls: you cannot book a table as easily as before. They claim that they have no room for you, that you are asked to book with a long advance. That only few tables are available for the Groupon’s guests.
What’s weird is that nothing is mentioned in the offer and in the voucher.
So what is Groupon doing about this? What are they doing to defend their clients and improve its own reputation? Apparently nothing.
As Stefania Boleso points out in this post.
What could we do? Isn’t it something that has to deal with referral sales? How can we squeeze the power of the web to make Groupon change its inertia?



6 commenti:

Robi Veltroni ha detto...

Beh, difendere un tipo di acquisto che garantisce l'accaparrarsi beni e servizi sotto costo è eticamente da condannare, economicamente insostenibile e storicamente riconducibile a una moderna schiavitù. Non hai gravato sulle spalle della tua signora ma hai gravato sulle spalle di qualcun'altro. Se no si riporta il prezzo ad un rapporto equo ed onesto con i costi sopportati per produrre un dato bene/servizio avremo sempre un'economia di furbi e poveri con queste bolle speculative e crisi inguaribili. Non so se si è capito ma il tipo di vendita di Groupon a me proprio non piace! In questi periodi si dice che il mercato sia in mano ai consumatori, io riscontro che non abbiano mai comprato così male i consumatori. Quando dici "Nulla di tutto questo compare né nell’offerta on line né nel voucher che ho ricevuto". Mi fa pensare ad una cosa a proposito di quanto comprino male i consumatori: hai mai sentito parlare di acquisto incauto? E' una forzatura. Però mi chiedo per quale motivo tu possa pretendere che, io che ti sconto fino al 60% il mio servizio e di quel che tu paghi do la metà a Groupon, debba riservarti il tavolo migliore, il sabato sera, quando il mio ristorante è pieno? Insomma una svegliatina no?! Compra bene, paga il giusto e vivi tranquillo. E qualche volta invece di pesare sulle spalle di tua moglie. Cucina e lava i piatti. A presto! Robi

Paolo Pugni ha detto...

Capisco il tuo punto di vista. Concordo con te che sia una forzatura parlare di incauto acquisto per una società che si sta quotando a Wall Street. Perché le aziende decidano di proporre dei servizi con pochissimo o nullo margine andrebbe chiesto a loro. Nessuno le obbliga. Evidentemente lo considerano un buon veicolo promozionale. Come i volantini nella grande distribuzione. Chiedere che venga erogato il servizio concordato non mi pare abbia nulla di ingenuo o poco etico. Io non ho chiesto di riservarmi il tavolo migliore, ma se vuoi porre delle limitazioni è etico che tu le chiarisca in fase di vendita, come alcuni fanno indicando restrizioni nei periodi di servizio.
Quando non vengono indicate io mi aspetto che non ci siano: perché tirarle fuori dopo?
Se in un negozio una merce è esposta con un prezzo sbagliato il negoziante è obbligato a venderla al prezzo indicato, anche se manca uno zero: per quale ragione questo è da considerarsi diverso per un voucher che mi hai venduto?
Sto solo chiedendo che chi mi ha venduto un servizio rispetti le condizioni concordate, non voglio privilegi.
Non trovi?
grazie ciao
Paolo

Robi Veltroni ha detto...

Credo che il meccanismo sia proprio quello. Tu rinunci a quelli che sono i punti principali di un contratto, che possono essete per esempio tempo e luogo e io ti faccio lo sconto. Quindi o stai al gioco o non compri con Groupon. E' un business che si basa sullo sfruttamento di alcune "ignoranze" (passami il termine) dei consumatori e delle aziende che se ne avvalgono. Ho approfondito la questione nel settore dell'ospitalità, se vuoi puoi trovare qualche spunto qua: http://goo.gl/TqlfR sono alcuni post che ho dedicato a Groupon.
Un'altra cosa, se un commerciante sbaglia il prezzo e omette uno zero sarebbe onorevole domandargli: ma è sicuro di questo prezzo o ha sbagliato? Anche lui avrà una famiglia da mantenere e sfruttare un suo errore per me non è etico. Poi se vogliamo parlare dell'homo economicus e dell'opportunismo economico... allora mi arrendo. Grazie per la tua risposta tempestiva. Un saluto cordiale

Paolo Pugni ha detto...

Ho visto i tuoi post, interessanti.
Abbiamo una posizione differente su alcune cose: l'ignoranza non è etica secondo me. Se non mi evidenzi le limitazioni non è un gioco, è una truffa.
Quanto allo sbaglio di prezzo, possiamo parlarne e certo non ritengo che la furbata opportunistica sia una pratica da diffondere, ma ognuno è responsabile delle proprie azioni, non vedo perché debba sempre esserlo il consumatore e mai il venditore. Ed evidentemente quella dello zero finale era un esempio paradossale.
Grazie anche a te della risposta tempestiva e dell'interessante scambio di idee.
ciao
Paolo

Marco ha detto...

Salve,
se un commerciante sbaglia il prezzo esposto non è affatto obbligato a vendere a quel prezzo. Esiste l'obbligo di esporre i prezzi, ma l'errore è previsto. Vi ricordo che non si può vendere sottocosto e che esiste una regolamentazione precisa. In caso di errore si può fare riferimento alla fattura d'acquisto, ai listini ufficiali delle marche, ecc. Inoltre la vendita non è obbligatoria. È un contratto che si perfeziona solo se entrambe le parti sono d'accordo sul passaggio di proprietá al prezzo pattuito.
Saluti.
Marco

Paolo Pugni ha detto...

Grazie Marco della precisazione, la mia esperienza è però diversa, sia in Italia sia all'estero, con diversi negozi. La dimostrazione dell'errore penso serva a evitare discussioni sul sottocosto, salvo nei casi previsti dalla legge.
Grazie
Paolo

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